Wo Es war soll Ich werden... Ja, aber wo ist Es?

di Olga Pozzi

(Napoli) Membro Ordinario con funzione di Training della Società Psicoanalitica Italiana, Centro Napoletano di Psicoanalisi. Prima Sezione Romana dell’Istituto Nazionale di Training della S.P.I.

Le molteplici questioni relative ai tentativi di approccio conoscitivo dell’ES risultano oltremodo interessanti anche in quanto ci ingaggiano ancor oggi nell’implicita sfida tra il non ancora conosciuto e l’inconoscibile.

Le ricerche psicoanalitiche del dopo Freud, come del resto egli stesso temeva, non sono riuscite ancora a risolvere le questioni relative ai concetti fondamentali della specificità dell’area energetica, sia pulsionale che psichica.

Per quanto attiene al mondo dell’inconscio, sosteneva Matte Blanco, si tratta di confrontarsi, a differenza che per l’area della logica classica, con spazi pluridimensionali, pensabili solo attraverso “contatto intuitivo”, non essendo allo stato attuale, e nemmeno facilmente ipotizzabile in prospettiva, la possibilità di avvalersi di una “superlogica”.

Sull’incertezza e sull’ambiguità dell’alone semantico che tuttora ancora circonda il concetto di Es con tutta probabilità possono aver contribuito le caratteristiche vicissitudini iniziali che segnarono la sua origine.

Mi riferisco, naturalmente, alla presentazione che ne fece a suo tempo Groddeck, come di qualcosa che, pur a partenza dalla sessualità, avrebbe poi inglobato ogni area, senza alcuna distinzione tra somatico e psichico e che gli costò, come è noto, l’accusa da parte di Freud di misticismo.

La posta in gioco tra i due riguardava appunto, come ci ha ricordato anche Campanile, l’intricata questione della relazione tra somatico e psichico, e, di conseguenza, direi, tutto il funzionamento dell’apparato psichico. Questione così cara a Freud, da spingerlo, fin dal 1905, nel primo dei Tre Saggi, ad affermare che: “La pulsione è così uno dei concetti che stanno al limite tra lo psichico e il corporeo” (479).

Devo ad una candidata presente ad uno dei miei seminari sull’Io e l’Es il recupero della

riproduzione del dipinto di von Kaulbach, citato da Freud a proposito della complessità relativa alla presenza ineludibile di aree conflittuali anche molto violente tra le varie istanze e della frequente evenienza di loro spostamenti logistici “ai piani superiori”: da conflitti, insomma, tra Io e Es (i piani inferiori) a quelli tra Io e Super-io (i piani superiori).

W. von Kaulbach, La battaglia di Salamina (1868).
W. von Kaulbach, La battaglia di Salamina (1868).

L’analogia proposta da Freud nasceva dalle sue considerazioni a proposito della nevrosi ossessiva circa il disimpasto tra amore e aggressività, avvenuto “come effetto di una regressione verificatasi nell’Es”, processo…poi ”esteso dall’Es al Super-io” (L’Io e l’Es, 516) ragion per cui la lotta precedentemente “infuriata ai piani bassi” potesse a buon diritto continuare a svolgersi “ai piani superiori”, così come, nel dipinto, gli stessi nemici uccisi ai piani inferiori, erano stati rappresentati, metaforicamente, in grado di continuare la battaglia ai piani superiori.

La complessa questione psiche-soma, certamente lontana dall’essere risolta, pure a cento anni dalla nascita de L’Io e l’Es, e malgrado le varie e articolate ricerche soprattutto, ma non solo, in area francofona resta comunque centrale tuttora.

Pensiamo alla divisione tra monisti e dualisti, tra ipotesi di regressioni al pensiero operatorio (Marty e De M’Uzan) e fautori del “livello preistorico della mente”, tra sostenitori di teorie che propongono una trasposizione del mentale sul corpo, e quindi l’attribuzione di ‘senso’ al corpo stesso,  come Gaddini, che introduce appunto il concetto del senso sul corpo attraverso l’azione del mentale e la possibilità dell’espressione della fantasia nel corpo, e la complessa e accattivante ipotesi di Dejours di “sovversione libidica” del corpo da biologico a erotico, momento cruciale che consente il passaggio del concetto di stratificazione, del passaggio dalla relazione corpo/psiche alla relazione corpo/corpo (Körper e Leib).

“E se l’inconscio, a partire dall’Es, fosse l’anello mancante tra somatico e psichico?”, chiese Freud a Groddeck in una lettera a lui indirizzata.

Imprescindibile interrogativo, che attraversa ancor oggi tutta la questione Es, e che intercetta contemporaneamente anche la complessa problematica della localizzazione delle istanze stesse, e di conseguenza la nostra onnipresente, manifesta o recondita, tentazione: cercare di individuare dove va il rimosso, dove sta l’Es, dove sta l’Io…

Il passaggio, pur rivoluzionario, del pensiero freudiano dalla I alla II Topica, con l’introduzione del termine Es a designare la parte più profonda  dell’Inconscio, e non il solo rimosso (anche se il termine profondo qui risulta piuttosto generico e poco chiarificatore)  potrebbe essere utilmente messo in relazione alle successive teorie matteblanchiane,  più articolate e complesse rispetto ai vari livelli dell’Inconscio, per ipotizzare un’assegnazione dell’Es a quegli strati più profondi dell’inconscio stesso, dove l’assenza di spazio, tempo etc, si configura infine come omogenizzazione totale.

Questa impostazione potrebbe costituire una delle possibili valide alternative all’ipotesi freudiana che attribuisce all’Es la funzione di “serbatoio delle pulsioni” con le sue ingombranti implicazioni localizzatorie, mentre al tempo stesso sarebbe congruente con la terminologia usata in altre circostanze da Freud stesso per la definizione dell’Es.

Una simile configurazione renderebbe infatti anche più agevole la comprensione della definizione freudiana dell’Es come del grande sconosciuto, che abita il soggetto suo malgrado, quasi paradossalmente traumatizzante quanto lo è sin dalle origini, secondo Freud, la realtà esterna.

E, al tempo stesso, risulterebbe compatibile con l’ipotesi freudiana che considera l’area pulsionale soprattutto come area energetica, caratterizzata da continui e complessi movimenti delle diadi legamento e slegamento, impasto e disimpasto, oggettualizzanti e disoggettualizzanti aggiunge Green.

Movimenti della diade impasto-disimpasto potrebbero esserci utili anche per la comprensione del concetto di regressione dell’Es: a partenza dall’impasto tra gli impulsi pulsionali di aggressività(odio)-amore, il disimpasto (l’odio-aggressività è precedente all’amore) lascerebbe campo libero all’aggressività, costituendo di fatto una situazione configurabile come regressione dell’Es.

Come del resto potremmo parlare di regressione nella situazione in cui l’Io sconfina verso il basso, cioè verso l’Es, che secondo la teoria freudiana rappresenta l’inizio dell’apparato psichico, di origine biologica, da cui si forma l’Io per azione del mondo esterno: in altri termini configurando, in tal modo, un altalenante ritorno alle origini.

Sulla base dell’ipotesi che l’area energetica di cui parliamo sia sufficientemente forte da non risultare appannaggio esclusivo della pulsionalità, si può ragionevolmente fare riferimento alla presenza di un’energia psichica, per la verità a tuttora ancora meno definibile di quella pulsionale ma comunque indipendente da questa, di cui si possono evidenziare a vari livelli gli effetti.

Ogni tipo di attività psichica potrebbe quindi usufruire di questa energia psichica libera, indipendente, ma al tempo stesso non impedita nella possibilità di coniugarsi con l’energia di provenienza pulsionale ed in grado di avere una importante ricaduta sulla clinica, in particolare per quanto attiene alle patologie del vuoto (anoressia, bulimia, depressioni, tossicodipendenze…), le cosiddette patologie della contemporaneità.

Tra queste mi sembra di particolare rilievo per l’area di cui ci stiamo occupando l’anoressia, in cui, indubbiamente, risulta in primo piano la lotta pulsionale che imperversa tra eros e thanatos, giocata tutta sul corpo, al tempo stesso vittima sacrificale, eppure contemporaneamente personaggio principale in grado di occupare tutta la scena nella sua tragicità; e pur tuttavia risulta altrettanto evidente l’entrata in campo di segnali di influenza di componenti legate ad attività psichiche , non direttamente collegate alla pulsionalità (relazioni parentali, ad esempio, traumi psichici di vario tipo etc.).

 

L’ Es, d’altra parte, che nel pensiero freudiano della II Topica viene descritto come strutturale e viene considerato sostanzialmente come il rappresentante psichico dei bisogni pulsionali, al tempo stesso, in alcuni passaggi, sembra assumere una tale prevalenza da fagocitare il piano dell’Inconscio dinamico della I topica fino a quasi sostituirlo, come sosterrà poi anche Green (Il discorso vivente, 205)

E del resto, ancora nel 1932 in Introduzione alla Psicoanalisi, Freud manifestando apertamente i suoi dubbi afferma a proposito delle pulsioni “un processo che non essendo né conscio, né preconscio si svolge tra importi energetici in un substrato di cui non riusciamo a farci un idea.”

 

Un simile tipo di perplessità, in ragione di alcuni tratti in comune, si genera nell’affrontare la questione della differenza tra il concetto di Es e il concetto di Rimozione originaria, tuttora ancora oscuro, nato nell’area metapsicologica della I Topica, cui Freud assegna il compito di fungere da controinvestimento e quindi da attrazione per la Rimozione vera e propria; originaria, come si ritiene più frequentemente, o forse costituitasi con i resti della lacerazione dello schermo antistimolo a causa di forti cariche eccitative, o anche, nella successiva versione laplanchiana, cui hanno contribuito i resti del messaggio enigmatico dell’adulto sul bambino e quindi, comunque, non rimossa in senso proprio.

 

In effetti l‘Es in comune con il concetto di Rimozione Originaria possiede la radice endosomatica, individuale, non localizzata, non ereditaria; in comune la caratteristica di tendenza all’espressione, ma non alla comunicazione, in comune la diversità di funzionamento dall’Inconscio, dove vige il processo primario (processo che comunque funziona con le sue regole, diverse certo da quelle del processo secondario, ma pur sempre regole e princìpi.)

Da notare in merito l’impostazione di Laplanche che, al contrario, in Problematiche 4, assegna anche all’Es un funzionamento che risponda al processo primario.

Con il termine originario, invece, si fa riferimento ad un processo parallelo, di tipo diverso distinto sia dal primario che dal secondario, e costitutivamente precedente ad essi.

Primario e secondario che a loro volta, com’è noto, non sono da considerare in contrapposizione, ma come modalità diverse di organizzazione psichica.

 

 Per Green l’Es è anche da concepire come raccoglitore delle pulsioni più cieche, selvagge, inaccessibili, disoggettualizzanti, mentre Laplanche, come accennavo prima, sottolinea l’importanza particolare assunta da quelle sessuali distorte dall’ambiguità del messaggio dell’adulto, incomprensibile per il bambino, e di conseguenza automaticamente impiantate nell’inconscio come resti.

Il bambino, infatti, secondo quest’ultimo Autore, non avrebbe pulsioni sessuali endogene primarie, ereditarie, fino alla pubertà, ma solo predisposizioni, a differenza di quanto, in Al di là del Principio di piacere afferma Freud, quando sostiene che: “La prima fioritura sessuale infantile è destinata ad estinguersi poiché i desideri che essa alimenta sono incompatibili sia con la realtà sia con l’inadeguato stadio di sviluppo che il bambino ha raggiunto”.

La pulsione sessuale, invece, per Green, comparirebbe successivamente, come prima manifestazione nell’adolescenza, coniugandosi con la pulsione intersoggettiva, prima manifestazione del legame oggettuale e che Celestino Genovese sintetizzava con l’espressione: “La pulsione e il suo soggetto”.

Ipotesi interessante, in accordo con l’impostazione della II Topica, che slitta verso una dimensione piu esplicitamente relazionale, o comunque intersoggettiva, rispetto alla I Topica, in cui l’Inconscio è proposto prevalentemente come endogeno, biologico, genetico, all’interno di una concezione prevalentemente dualistica.

Impostazione che verrà poi successivamente sviluppata da Laplanche nel sostenere l’origine intersoggettiva dell’Es (vedi ancora situazione antropologica fondamentale.)

Questione comunque complessa, anche tenendo conto di ciò che Freud dice in  Lutto e melanconia (109): “L’identificazione è la fase preliminare della scelta oggettuale […] essa è il primo modo, peraltro ambivalente nella sua espressione, con cui  l’Io evidenzia un oggetto” e in ‘Psicologia delle masse e analisi dell’Io’ a proposito dell’ identificazione primaria, definendola come la “forma più originaria del legame emotivo con un oggetto” (295), mentre solo un anno dopo nel L’Io e l’Es la definisce come: “qualcosa di diretto, di immediato, di più antico di qualsivoglia investimento oggettuale” (495).

Ed è proprio dalle considerazioni sullo stretto legame tra pulsione e oggetto, che Laplanche si dichiara convinto dell’esistenza di un’unica pulsione, quella sessuale che si declina poi in quella di vita, con sede nell’Io e quella di morte con sede nell’Es, collegate dalle forze di legamento e slegamento.

Non solo, ma anche dell’opportunità di considerare un’inversione circa le teorie dell’appoggio nell’area conservativo/sessuale, nel senso che sia il secondo a fungere da appoggio al primo e non viceversa.

La rimozione interverrebbe comunque solo nelle fasi successive, contribuendo alla doppia costituzione dell’Es, quella originaria formata dai resti che residuano dai messaggi sessuali dell’adulto, a loro volta contaminati dai propri resti sessuali infantili, e quella formata dalla rimozione stessa.

L’identificazione tra area pulsionale ed Es comporta la conseguenza che l’Es non possa essere considerato semplicemente come serbatoio, ma pensato piuttosto in area funzionale, più che contenutistica, come spinta energetica non localizzata, originata nell’endosomatico, la cui rappresentanza psichica costituisce una spinta alla ricerca dell’oggetto che possa soddisfarla.

Il che, precisa Laplanche, rende sterile la differenziazione tra biologizzante e antibiologico, perché, una volta costituito, l’Inconscio è da considerare effettivamente un Es, impersonale seconda natura che ci agisce e che fornisce il terreno anche per lo sviluppo delle radici degli interdetti sadici più feroci, in definitiva non primordiale, ma da considerare come inconscio rimosso.

Seconda natura, quindi, ma, direi è bene ribadirlo, parte costitutiva della mente, in grado di operare attivamente a parità di altre parti, anche se percepito come corpo estraneo.

Un Es, infine, per le sue caratteristiche costituzionali impossibilitato a divenire cosciente, e quindi da definire in ogni caso incomunicabile, a prescindere da qualunque intervento della rimozione.  

Da tenere in conto, infine, che la diversificazione tra primario e secondario, come pure sottolinea Semi, sfugge in realtà, all’assegnazione di modalità univocamente determinate, ma risponde piuttosto ad esigenze classificatorie degli analisti, volte ai tentativi di comprensione della complessità del funzionamento della mente.

           

Dov’era Es deve subentrare Io: si tratterrebbe forse per Freud di una sorta di conquista del territorio tra due belligeranti di cui uno, l’Io, è derivato dall’altro per effetto dell’azione della realtà esterna, e gli si rivolta poi contro, quasi a rappresentare una sorta di parricidio?

Alcune successive interpretazioni della famosa frase freudiana fanno invece riferimento ad un contesto non tanto belligerante, quanto di coesistenza contrattuale collaborativa.

Si tratterebbe, afferma Semi, nel suo puntuale articolo ‘L’Io e il soggetto indefinito’ non del problema della oggettivazione dell’Io, ma della soggettivazione dell’apparato psichico, e, più radicalmente, dell’individuo.

La pulsionalità entra in relazione con l’oggetto attraverso la sua rappresentanza psichica, ma non possedendo alcuna organizzazione, mossa com’è dall’energia libidica solo a soddisfare le proprie spinte, si trova ad utilizzare il passaggio offerto dall’Io per il contatto con l’oggetto (e quindi) con il   mondo esterno.                                                                                                               

                       

Bibliografia

Freud S. (1905). Tre saggi sulla teoria sessuale. O.S.F. 4, 479.

Freud S. (1915). L’inconscio. O.S.F., 8.

Freud S. (1915). Lutto e melanconia. O.S.F., 8, 109.

Freud S. (1920). Al di là del principio di piacere. O.S.F., 9, 206.

Freud S. (1921). Psicologia delle masse e analisi dell’Io. O.S.F., 9, 295.

Freud S. (1922). L’Io e l’Es. O.S.F., 9, 495, 516.

Freud S. (1932). Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni). O.S.F., 11, 199.

Freud S., Groddeck (1970). Carteggio. Milano, Adelphi, 1973.

Green A. (1973). Il discordo vivente. Roma, Astrolabio, 1974, 205.

Laplanche J. (1981). Problematiche 4, L’inconscio e l’Es. Bari Roma, La biblioteca,1991.

Matte Blanco I (1975). L’Inconscio come insiemi infiniti. Torino, Einaudi, 1981.

Semi A. (2012). L’Io e il soggetto indefinito.

Olga Pozzi, Napoli

Centro Napoletano di Psiconalisi

olga.pozzi@spiweb.it

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