Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana
di Andrea Braun
Nel 1990 è stata fondata un’associazione “Archiv zur Geschichte der Psychoanalyse e.V.”[1] con sede a Berlino. La sua finalità, come da statuto, prevede la raccolta di materiali inerenti la storia della psicoanalisi, la loro catalogazione e la loro messa a disposizione per la ricerca. Dagli Archivi vengono considerati e acquisiti lavori scientifici, epistolari, registrazioni del lavoro psicoanalitico, fotografie, documenti audio e filmati. Tra essi figurano lasciti importanti di psicoanalisti tedeschi e internazionali.
Due anni più tardi è stato concluso un accordo con il Bundesarchiv (BA) [2], situato a Coblenza: dopo trent’anni di giacenza la proprietà dei documenti verrà acquisita dal BA che diventerà così il garante della conservazione permanente.
Il materiale archiviato può essere consultato nelle sale di lettura del BA previa autorizzazione di un progetto di ricerca scientifica da parte del Consiglio dell’Associazione, che verifica anche l’impegno al rispetto di tutti gli obblighi in materia di protezione dei dati.
Per diventare membro dell’Associazione occorre per statuto essere in possesso di una qualifica che consenta la partecipazione agli scopi della stessa, è comunque previsto che due terzi dei membri abbiano conseguito la qualifica di psicoanalista.
Il visitatore del sito dell’associazione “Archiv zur Geschichte der Psychoanalyse e.V.”[3] può aprire un interessante video per ripercorrerne le tappe della sua fondazione.
Tutto ebbe inizio negli anni ’80 quando, quarant’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, l’IPA considerò la possibilità di tenere il 35esimo congresso psicoanalitico internazionale in Germania. Bolognini in un lavoro recente ha commentato questo evento: “Gli analisti tedeschi, in sintonia con la grande maggioranza della popolazione del loro paese, avevano compiuto un intenso e doloroso percorso di ricordo, elaborazione e assunzione di responsabilità storica riguardo alla tragedia nazista e alle sue conseguenze persecutorie nei confronti della altre nazioni, ma in particolare del popolo ebreo” (Bolognini 2022, 157) [4].
In occasione della preparazione del convegno di Amburgo (1985), la commissione scientifica suggerì di raccogliere la documentazione necessaria per ripercorrere la storia dell’istituzione psicoanalitica durante il regime nazista. Si scoprì così che si era già costituito un gruppo di giovani colleghi associati che, col sostegno della DPV (la società componente tedesca dell’IPA), si era messo all’opera. Il loro lavoro si tradusse nell’allestimento di un’esposizione grandemente apprezzata; la prefazione al catalogo fu composta da Hans Keilson. Egli riconobbe ai colleghi di avere operato in maniera prettamente psicoanalitica, affrontando l’argomento lungo le coordinate del ricordare, ripetere e rielaborare. Fa parte della storia della psicoanalisi durante il Terzo Reich anche la confluenza, insieme ad altre società psicoterapeutiche, del Berliner Psychoanalytische Institut, fondato nel 1920 da Karl Abraham e Max Eitingon, nel così detto Göring Institut (il direttore era lo psichiatra Matthias Göring, cugino di Hermann Göring). Scrive Keilson (9): “Se la psicoanalisi smetterà di smascherare e di mettere a nudo l’orrore, se cercherà di fare i conti, senza conflitto, con l’arroganza e l’abuso di potere delle strutture dominanti, se smetterà di essere “scandalosa”, come lo è stata fin dall’inizio, adultererà la sua propria natura, e si ridurrà a una forma di trattamento universale che servirà anche in tempi in cui la libertà non esiste” (trad. A.B.) [5].
Tra i giovani colleghi di allora troviamo il nome di Ludger M. Hermanns, presidente attuale dell’ Associazione. Nel video già citato egli ricorda la difficoltà all’accesso agli archivi in occasione dell’allestimento della mostra di Amburgo, sempre nel 1985 contestualmente al convegno dell’IPA. Da questa esperienza scoraggiante è nato il desiderio di costituire una struttura accessibile a chi desidera fare ricerche scientifiche sulla nostra disciplina giacché, come sosteneva Freud (O.S.F. 9, 439): “Il miglior modo per comprendere la psicoanalisi è ancor quello di seguirne la genesi e lo sviluppo[6].”
Nel 1990 viene infine fondata l’Associazione e il primo lascito giunge dalla vedova di Alexander Mette, che consegna il carteggio del marito con il colleghi viennesi Edmund Bergler e Alfred Winterstein durante il nazismo. L’attenzione riservata alla psicoanalisi applicata all’arte e alla letteratura sembra avere costituito il rifugio intellettuale di Mette durante il regime dittatoriale.
Alcuni esempi del materiale custodito: il ricco carteggio nei quarant’anni della loro amicizia tra Kata Levy e Anna Freud, i lasciti di Simenauer e Wyatt, colleghi costretti all’esilio e successivamente rientrati in Germania e, tra le ultime donazioni, il legato di Martin Grotjahr. Quest’analista lasciò la Germania per gli Stati Uniti negli anni ’30 dopo che la moglie ebrea fu aggredita per strada. Tra i vari documenti affidati all’Archivio si trova anche una raccolta di fumetti realizzati da lui in età avanzata. I disegni umoristici traducono la capacità dell’analista e artista di mitigare l’impatto della vecchiaia e della malattia.
Per disposizione dei donatori non tutti i documenti sono attualmente accessibili. Questo è il caso, ad esempio, di una donazione di Kurt R. Eissler. D’altronde ben si comprende la necessità di garantire anzitutto la tutela della privacy.
Per tutti coloro che fossero interessati ad approfondire la conoscenza dell’ “Archiv zur Geschichte der Psychoanalyse e.V.” segnalo la presenza del presidente L. M. Hermanns, su invito di Jan Abram, al convegno della FEP a Firenze nel marzo 2024. Nell’occasione egli terrà una conferenza sull’argomento e ci sarà l’opportunità di discutere dell’importanza degli archivi per la ricerca storica.
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[1] Archivio per la storia della psicoanalisi
[2] Archivio federale
[3] https://www.archivverein-psychoanalyse.de
[4] Bolognini S. (2022). “Perdono comportamentale, perdono interiore”. In Etiche della psicoanalisi. Fattori L. e Vandi G. (a cura di). Roma, Alpes.
[5] Keilson H. (1985). “Introduction”. In “Here life goes on in a most peculiar way …”. Psychoanalysis before and after 1933. Brecht K., Friedrich V. et al. (a cura di). Amburgo, Kellner.
[6] Freud S. (1922). Due voci di enciclopedia: “Psicoanalisi” e “Teoria della libido”, O.S.F. 9
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