Gruppo Istituzionale Psicoanalisi e Giustizia

Oggetto:  Favorire un dialogo tra psicoanalisti (aperto anche a psichiatri e psicologi di altri indirizzi) e rappresentanti dell’ambito giudiziario (giudici, avvocati, giuristi) su temi comuni a partire dalle perizie in ambito civile e penale a tutte le questioni riguardanti l’ambito minorile (separazioni, affidamenti) in cui il pensiero psicoanalitico possa far emergere più chiaramente le dinamiche intrapsichiche che sottendono i conflitti per un superamento degli stereotipi che sono di norma utilizzati in questo campo.

Capita spesso che, come psicologi o psichiatri, siamo chiamati ad esprimere un parere specialistico in ambito giuridico.

Si tratta di situazioni in cui un giudice, o una delle parti in causa, ha bisogno di chiarire dubbi diagnostici o a sciogliere nodi conflittuali all’interno di relazioni complesse, spesso caratterizzate da conflitti, tensioni, dinamiche perverse e agiti violenti che possono portare a conseguenze spesso drammatiche che ricadono sui soggetti più deboli, in primis le donne o i bambini.

Il parere che ci viene chiesto non può prescindere dal fatto che comunque siamo psicoanalisti e gli strumenti che la nostra formazione ci ha fornito ci danno la possibilità di avere una visione molto più approfondita di queste dinamiche e di fornire un’interpretazione che non sia basata solo su fattori esterni, cioè sull’analisi dei comportamenti e sulla diagnosi.

Le dinamiche intrapsichiche sottostanti, in ambito giuridico, spesso sfuggono o sono sottovalutate come caratteristiche “esistenziali”, dunque non quantificabili in termini economici oppure sono del tutto ignorate a favore dell’inquadramento nosologico statistico che stigmatizza le personalità e le categorizza in facili quadri diagnostici, a cui si può più facilmente far aderire una sentenza secondo le indicazioni dei codici di procedura civile e penale.   

Come psicoanalisti siamo chiamati ad uno sforzo particolare perché abbiamo a che fare con ambiti distanti da quella condizione di “pensabilità” che caratterizza in modo specifico il lavoro analitico.

Il setting non è certo quello classico e l’assetto mentale da adottare in questi casi deve necessariamente trovare un adattamento diverso da quello tradizionale.

La sfida è quella di riportare le questioni relative alle problematiche di personalità, che l’inquadramento giuridico tende a definire in modo standardizzato e superficiale, al fattore umano che include aspetti psichici e intrapsichici, dunque sia la parte conscia, che agisce spesso in base a corto circuiti a sfondo traumatico, che la parte inconscia, dove i traumi originari sono stati rimossi e sedimentati.

Solo così possiamo considerare i comportamenti aggressivi e violenti, al pari dei conflitti nevrotici, come sintomi di dinamiche più complesse, ma che hanno analogo percorso intrapsichico che può essere analizzato e curato terapeuticamente.

Credo che questa sia una sfida che pone lo psicoanalista in una terra di frontiera particolarmente difficile ma altrettanto stimolante sul piano professionale.

 

Composizione: il gruppo è aperto ai soci del Cvp/Spi ma anche a tutti i soggetti interessati all’argomento (inclusi educatori, sociologi e assistenti sociali).

 

Frequenza: una volta al mese (da stabilire)

Referente: Massimo De Mari

massimo.demari@spiweb.it 

 

ATTIVITA’: il gruppo fa riferimento alla corrispondente commissione nazionale SPI e si propone di lavorare su materiale clinico, favorire approfondimenti teorici e di organizzare giornate di studio, sul modello dei due webinar (uno sui temi della giustizia civile e uno su quelli della giustizia penale) che sono stati organizzati nei mesi scorsi.