Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana
di Elena Clara
Al terzo piano del Museo del Novecento di Mestre è stata allestita per la prima volta una mostra di arte contemporanea. L’artista scelto per inaugurare questo percorso è il veneziano Emilio Vedova.
La mostra iniziata il 5 maggio 2023 terminerà il 7 gennaio 2024 ed è stata ideata e progettata da Fondazione Emilio e Annabianca Vedova ed M9 – Museo del ’900.
“Vedova è un contemporaneo che ancora ci ispira: nella vita come nell’arte ha unito etica ed estetica, ha messo al centro della sua speculazione l’uomo, come riverbero delle infinite costellazioni dell’universo, rivoluzionato la pittura con un originalissimo percorso, riconosciuto fin dagli anni cinquanta dalle massime autorità della critica internazionale, ha svolto con passione l’insegnamento ai giovani, a cui ha affidato idee nuove, responsabilità e speranza. Un artista che ancora oggi pone domande, accanto ai migliori della nostra epoca” scrive la curatrice Gabriella Belli.
Entrando nello spazio espositivo si è subito catturati e direi, quasi travolti, dalle grandi tele, i cui giochi di bianco e nero, rosso acceso o al contrario dalle tonalità acquerellate, fanno entrare l’osservatore da subito in un’altra prospettiva. L’occhio cerca un ordine, mentre si perde nella disposizione dei pannelli ora sovrapposti, ora sospesi, ora incastrati gli uni sopra gli altri e tutto questo sembra voler condurre il visitatore dentro un’altra dimensione, quella del perturbante (Freud, 1919). Il gesto ribelle con cui Vedova usava i pennelli ed il colore sembra portarci ad un’esperienza emotiva che fa traballare momentaneamente le certezze acquisite.
I lavori esposti sono espressione dell’impellente necessità di Vedova di dare voce a quel “malessere tra l’essere umano dentro questa società e il volerne un’altra” (Vedova, 1968), esprimendo il dolore come in una “via crucis laica” ed il desiderio di ritrovare un senso.
“È dell’artista l’eterno senso dell’indagine” (Vedova)
La mostra vuole raccontare il punto di vista di Emilio Vedova e delle sue battaglie per i diritti civili e l’inestricabile connessione con i grandi eventi tragici della storia del nostro Novecento:
Corea,
Vietnam,
Varsavia,
Spagna franchista,
guerra del Golfo,
Sarajevo.
Spagna Franchista 1939-1975
Attivista, antifascista, Vedova partecipa tra il 1944 e il 1945 alla Resistenza e nel 1946, a Milano, è tra i firmatari del manifesto “Oltre Guernica”.
Vedova trova grazie alla pittura la possibilità di esprimere il suo dissenso passionale ed appassionato rispetto a tali eventi traumatici e alla loro “mancanza o rottura di senso” (Conrotto, 2000).
Dall’altra con alcune sue opere Vedova è come se ci presentasse i suoi sogni: lettere che fluttuano per cercare di unirsi in parole, numeri che incombono, strappi, incollature, increspature dei materiali, filo di ferro che si avviluppa su sé stesso, sembra proprio voler indurci a dialogare direttamente con il nostro preconscio per scuoterlo e forse per farci sostare nel “tempo di una pausa e lo spazio di un sogno…” (Racamier, 1993).
“Tutte le opere di Vedova esprimono la sua “urgenza comunicativa”, il suo essere uomo-artista, protagonista del suo tempo” (Nardi, 2023).
“Un grande artista come Emilio Vedova in ogni attimo della sua vita esprimeva una incredibile energia proiettata continuamente verso ricerche e sperimentazioni di pensiero e di materie. Viveva nella certezza della sua missione d’artista che aveva la precedenza assoluta e cui non rinunciava per nulla al mondo” (Gazzarri per il catalogo della mostra “Rivoluzione Vedova”, in corso a @M9 – Museo del ‘900).
Nel 1908 Freud scriveva: noi profani ci siamo sempre chiesti con meraviglia in quale modo quello strano essere che è il poeta, più in generale l’artista, trova la sua materia. Che cosa lo mette in grado di rapirci in tal modo da destare in noi emozioni, che forse non ci credevamo neppure capaci.
Vedova cerca di restituirci con le sue tele quel grido della profezia del poeta tedesco Heinrich Heine:
“Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini”
Queste suggestioni artistiche non possono non rimandarci direttamente alla connessione coi fatti recenti: il conflitto russo-ucraino e lo scempio commesso da Hamas.
Di fronte alla “Distruzione dell’alterità”[1] se gli strumenti psicoanalitici ci aiutano a ritrovare un tentativo di elaborazione “all’angoscia derivante dall’orrore”, l’arte può associarsi come “strumento ermeneutico essenziale” (Chianese, 2010), anticipando scenari nuovi e permettendoci di generare un modo diverso di guardare e di organizzare l’esperienza, anche traumatica, come insegna l’arte di Emilio Vedova.
Vedova ha mostrato come libertà e coraggio stanno nella continua sperimentazione e ricerca.
“Grafiche d’impeto – oscure ondate a invadere…, e graffi di luce…, nascono in un perentorio sulle pietre…” (Vedova, 1990).
Bibliografia
Chianese D. e Fontana A. (2010). Immaginando. Franco Angeli, Milano.
Conrotto F. (2000). Tra il sapere e la cura. Un itinerario freudiano. Franco Angeli, Milano.
Freud S. (1919). Il Perturbante O.S.F. 9
Nardi R (2023). “Emilio Vedova, la grafica come passione e impegno”, pubblicato online su ansa.it
Racamier P.-C. (1992). Il genio delle origini. Ed. Raffaello Cortina. Milano, 1993
Vedova E (1990). “Vedova Grafica 1958-90”, Istituto italiano di cultura di Vienna e in collaborazione con Graphische Sammlung Albertina, Wien.
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