Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana
di Alberto Schön
La mostra inaugurata di recente a Padova sotto piazza Cavour è ricca di molte decine di fotografie scattate da molti autori che non conoscevo, attivi in prevalenza nella prima metà del ‘900.
I più noti, Capa, Berengo Gardin, Beaton non fanno per nulla sfigurare gli altri. Direi che si danno una mano soggetti e fotografi di paesi diversi.
Chi si è occupato di fotografia certo conosce molti altri autori esposti. Oltre alle foto ci sono alcune sculture. I testi illustrativi mi sembrano fatti con cura.
Protagoniste sono appunto le mani che toccano, indicano, si allacciano, riconoscono, creano, esprimono, proteggono e anche accarezzano. Non colpiscono mai, sono sempre disarmate.
Svolgono quindi funzioni di relazione, esprimono tenerezza, amore, pregano.
Visto che tra le immagini non figura, suggerisco una mano che tocchi la tastiera per scrivere una recensione.
Molte foto parlano, nel senso che sono accompagnate da versi che hanno per soggetto le mani.
Non mi piace dilungarmi, provo a mia volta a fare il fotografo per fornire qualche esempio.
Non saranno immagini fedeli, perché tutte le stampe sono sotto vetro e illuminate da lampade.
Mentre non è difficile evitare di comparire come un fantasma nella foto altrui è invece inevitabile che compaia qualche riflesso nel vetro, che peraltro deve proteggere le stampe.
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