Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana
81ª Mostra d’arte cinematografica di Venezia -2024
di Silvia Mondini
Titolo: “Mon Inséparable” (My everything), in concorso Sezione Orizzonti.
Dati sul film: regia di Anna-Sophie Bailly, Francia 2024, 95’
Genere: drammatico
In concorso nella Sezione Orizzonti, “Mon Inséparable“ è il primo lungometraggio di Anne-Sophie Bailly, attrice e regista da tempo interessata ai temi della cura, della maternità e della filiazione.
La trama, anche per evitare eccessivi spoiler, è presto detta: Mona, una donna ancora giovane, vive un rapporto simbiotico e fusionale con Joel, il figlio ormai adulto e disabile dalla nascita. Del loro passato non si sa nulla, salvo un occasionale accenno al fatto che in Belgio vive un uomo che un tempo è stato molto importante per lei.
La figura del “terzo” è dunque sempre mancata, costringendo la coppia madre-figlio a rimanere intrappolata in una dimensione amniotica e fusionale, ben rappresentata dalla scena iniziale del film: Mona e Joel sono in piscina, lei lo rimprovera per la sua irruenza, poi giocano, si divertono, si abbracciano, fino a quando lei gli chiede quanto sia importante per lui. Joel risponde “un po'”, mentre il suo sguardo lascia intendere che forse scherza, forse fa sul serio. Abituata a organizzare la propria vita attorno ai bisogni del figlio, Mona sembra dipendere da lui, nonostante tutto: nella sua vita non c’è spazio per altro e tutto ruota tra casa, lavoro e qualche amicizia.
Poi l’imprevisto: Joel mette incinta Ocean, una collega di cui è innamorato e ricambiato. Questa drammatica realtà irrompe nel loro fragile equilibrio, provocando in Mona un anelito di libertà e ribellione. Eros, generoso con entrambi, porta con sé desideri, rinunce e una serie di domande senza risposta, le stesse che scuotono lo spettatore avvicinandolo a ciò che ancora oggi rimane un tabù.
Come mai la nostra cultura, pur così attenta a legittimare ogni forma di sessualità e il conseguente diritto a procreare, tende a evitare il pensiero quando Eros incontra la disabilità, sia fisica che psichica, relegando l’angoscioso dilemma agli interessati e alle loro famiglie? È questo l’interrogativo che la regista desidera sollevare attraverso questo toccante primo lungometraggio e queste sono le sue parole a riguardo: “Le persone in situazioni di disabilità sono intrappolate in un tessuto istituzionale e familiare pieno di buone intenzioni, ma allo stesso tempo pervaso da paure e domande. Per le persone vulnerabili, i temi della sessualità vanno di pari passo con le questioni del consenso libero e consapevole, del diritto all’emancipazione e a essere genitore.
Sono temi che in Francia sono stati affrontati solo di recente, per la prima volta nel 1996, dal Consiglio Nazionale di Etica, nel contesto della sterilizzazione forzata delle donne con disabilità. Anche se, poco a poco, questi temi vengono approfonditi, restano confinati in una ‘zona grigia’ giuridica, e si avverte ancora oggi una grande reticenza nell’affrontare queste questioni. Senza contare il tabù eugenetico che si diffonde e la paura, irrazionale, della trasmissione. Una delle domande essenziali che desidero sollevare è quella sul diritto di decidere che i figli delle persone con disabilità possano esistere”[1].
Il film si configura così come un viaggio attraverso le emozioni dei protagonisti, magnificamente interpretati da Laure Calamy (Mona), Charles Peccia Galletto (Joel) e Jolie Froger (Ocean), questi ultimi attori non professionisti e realmente affetti da diverse forme di disabilità. È un viaggio che sonda il presente e, volutamente, non lascia troppo spazio a un passato che intravediamo solo a tratti. Quasi a suggerirci che il titolo del film voglia suggellare una condizione che è stata e non potrà più essere, perché qualcosa l’ha modificata per sempre. Indipendentemente da come andrà a finire, il film (che invito a vedere)…e non solo.
https://venezianews.it/daily-2024/intervista-anne-sophie-bailly-mon-inseparable/
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