“Metamorfosi della pulsione”

Recensione di Vito Sava

Metamorfosi della pulsione
“Metamorfosi della pulsione” a cura di Franca Munari e Enrico Mangini

Titolo: “Metamorfosi della pulsione”

Curatori: Franca Munari, Enrico Mangini

Autori: Maurizio Balsamo, Luigi Boccanegra, Paola Camassa, Patrizio Campanile, Alessandro Garella, Roberta Guarnieri, Marco La Scala, Alberto Luchetti, Enrico Mangini, Franca Munari, Patrizia Paiola, René Roussillon, Alberto Semi.

Editore: Franco Angeli

Numero Pagine: 200

“Metamorfosi della pulsione”, curato da Franca Munari ed Enrico Mangini, edito da FrancoAngeli nella collana “Le vie della psicoanalisi” diretta da Maurizio Balsamo, è un volume contenuto nel numero di pagine (200 in tutto) ma molto denso, che vuole ricollocare al centro il concetto di “pulsione” (triben).

E’ espressione della riflessione intorno alla tradizione metapsicologica portata avanti e approfondita nel Centro Veneto di Psicoanalisi, dai presidenti e dagli esecutivi, che ha avuto particolare espressione nei “Colloqui” di Psicoanalisi, “invenzione” e iniziativa culturale di Giorgio Sacerdoti, il sesto dei quali, durante la presidenza di Enrico Mangini, è testimoniato e raccolto in questo libro.

Metamorfosi è la “trasformazione (…) di un oggetto in un altro”. Rimanda a Ovidio e alla sua ampia e variegata raccolta di racconti favolistico-mitologici, in cui si narra di trasformazioni di esseri umani in vegetali, forze naturali o animali. Rievoca anche al legame con l’opera di Kafka, ove è più centrale l’umano con i suoi molteplici nuclei irrisolti: colpa, traumatico rapporto con il mondo, estraneo e minaccioso, enorme e microscopico, capace di escludere fino ad eliminare.

Secondo F. Munari, la pulsione non “ha mai trovato nella cultura in genere, ma anche in ambito strettamente psicoanalitico, la medesima fortuna e fama degli altri pilastri della teoria psicoanalitica”. D’altra parte “non si può dire che la teoria delle pulsioni sia una teoria definitiva coerente in tutto e per tutto”, scrive E. Mangini. Si tratta, come per altre parti del suo pensiero, di un’area che Freud nelle sue “formulazioni insature” … costituisce, per la sua natura informe e cangiante, “il nucleo vitale della psicoanalisi odierna”.

La pulsione, rappresentanza psichica di una fonte di stimoli corrispondente a una energia propria, si pone come concetto limite tra psichico e somatico; la vita psichica si configura pertanto come un gioco di forze pulsionali, opposte e complementari, scaturite dal corpo, in una sorta di plasticità tra interno ed esterno.

Il libro si snoda in tre parti, progressive e intrecciate, che conducono il lettore all’approfondimento delle trasformazioni pulsionali a partire dal legame della pulsione con l’oggetto (anche corporeo), anche nella sua dimensione estetica e affettiva. Il radicamento nel corpo della pulsione la pone come uno “schema d’azione” che, ad opera di un processo di significazione, si trasforma in uno “schema di senso” (F. Conrotto).

Il lavoro di R. Roussillon, che apre la prima parte, di notevole spessore teorico-clinico e di difficile sintesi, sottolinea tra l’altro le vicissitudini dei legami tra soggetto, oggetto e vita pulsionale individuando alcuni “fili”, quattro, “formanti una ‘treccia’ di tipi di piaceri-diaspiaceri potenzialmente conflittualizzabili, ma ottimamente amalgamati e intricati”.

L’eclissi della pulsione è il tema che approfondisce M. La Scala a partire dal tema del narcisismo e della melanconia, quando si assiste alla “disorganizzazione” progressiva dei rapporti “tra corpo e psiche, così come tra il bambino e sua madre”, con la progressiva perdita della “funzione dell’Io come essere frontiera e al limite dell’Io come area permeabile di elaborazione psichica”.

Chiude questa parte un lavoro di F. Munari, L’emprise. L’azione necessaria, “la pulsione di impossessamento … pulsione parziale… Per impadronirsi tramite il toccare e l’afferrare si avvale dell’apparato di emprise, costituito dall’intero apparato muscolare e di tutti gli organi di senso”.

La seconda parte del volume si pone in continuità con la precedente collocando la pulsione nell’area del sessuale infantile, con originali aperture cliniche.

Semi riparte dal tema dell’analità, collegato alla pulsione parziale, ma anche a interno/esterno, attivo/passivo, nel solco del pensiero psicoanalitico più classico, per discutere della “relazione anale” di Green, del “carattere” anale, individuando anche una dimensione vitale nell’analità quale “dimensione della scoperta e dell’apprezzamento della produzione del paziente… condizioni essenziali per la ricomparsa della dimensione del dono”.

“Per una metapsicologia del soggetto” di A. Garella sviluppa l’ipotesi della pulsione dal punto di vista della “funzione-soggetto”, punto d’arrivo alla coscienza di un insieme di processi psichici, che si snodano in uno spazio e in un percorso di complessità crescente nella vita dell’individuo.

Balsamo ne “L’infantile al maschile, l’infantile al femminile” accompagna il lettore intorno alle le pulsioni che si modificano e articolano nella relazione analitica, nell’area del transfert-controtransfert delle patologie dell’area borderline e narcisistica; è possibile anche cogliere l’intreccio nei quadri clinici ove si tessono fantasie, eventi traumatici e movimenti pulsionali.

Sul solco degli approfondimenti sulle “pulsioni parziali”, il maschile/femminile, il narcisismo il capitolo di P. Camassa è dedicato all’anoressia, ricco di materiale e osservazioni cliniche.

“Forme dell’odio” di P. Campanile sposta lo sguardo sull’altra faccia della pulsione, sul nesso tra odio e aggressività, su quelle che chiama le “due dimensioni dell’odio”: una operante contro la pulsione di vita, l’altra riguarda l’espressione attiva e rivolta all’esterno della pulsione di morte. L’intreccio di queste dimensioni si manifesta nelle diverse forme di comportamenti distruttivi.

L’ultima parte del volume propone alcuni lavori che reinterpretano il senso e il valore delle pulsioni nelle vicissitudini della costruzione e dell’evoluzione della relazione analitica.

Paiola nel lavoro “Vicissitudini pulsionali/vicissitudini oggettuali afferma che “la pulsione diventa… perno della comunicazione intersoggetiva”, terreno che consente “il manifestarsi della ‘azioni scaturite’ dalle pulsioni”.

 Ne “… il Piave rosso papavero. Processi di storicizzazione e funzionamento pulsionale” R. Guarnieri attraverso il materiale clinico illustra come nel processo di cura analitica, la storia del paziente “si ricrea” nella relazione: storia degli avvenimenti… storia del transfert, ove le pulsioni e il loro intessersi conferiscono senso ai luoghi e ai percorsi.

L’ “elogio della nebbia” di L. Boccanegra in “Ripensare la natura: l’importanza dell’ambiente non-umano nella concezione attuale dell’inconscio”.  Propone un altro punto di vista dello stato cangiante delle pulsioni, del loro continuo movimento nella seduta analitica, tra analista e paziente, nel transfert e controtransfert. L’Autore non trascura un’ottica istituzionale e le patologie cosiddette gravi: “non perché prediliga l’occulto, ma perché la nebbia per il suo modo di sopraggiungere e di diradarsi costituisce un corrispettivo naturale più adeguato al modo di intendere la relazione “contenitore-contenuto”.

“Pulsione è metamorfosi” di A. Luchetti fa come da controcanto al titolo del volume: “Non possiamo prescindere [dalla pulsione], nel nostro lavoro, un solo istante, e nel contempo non siamo mai sicuri di coglierle chiaramente” (Freud, 1932, 204). D’altra parte, nelle “metamorfosi” non avverrà mai totalmente e in maniera assoluta una trasformazione…  persisterà sempre una oscillazione.

I lavori presenti nel volume si possono leggere in sequenza, ma ciascuno costituisce un saggio in sé concluso, che apre ad altre riflessioni. La bibliografia significativa e ricca, a chiusura di ogni capitolo, suggerisce ulteriori richiami e approfondimenti.

Vito Sava, Padova e Borgoricco (PD)

Centro Veneto di Psicoanalisi

vit.sava@gmail.com

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