Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana
Recensione di Cosima De Giorgi
“Invece di lasciarmi andare alla disperazione ho scelto la melanconia attiva, fin tanto che avevo il potere dell’attività, in altri termini ho preferito la melanconia che spera e che aspira e che cerca, a quella che cupa e stagnante dispera.” (Vincent Van Gogh)
La mostra curata da Franca Munari in concomitanza con il seminario “Malinconia Melanconia. Figure” in cui sono intervenuti il filosofo Mario Pezzella con la relazione “La malinconia come stato d’animo” e Franca Munari con la relazione “Con le mani vuote: iconografia e iconologia della Maddalena”, ha proposto una ventina di opere di artisti che hanno mostrato come lo stato d’animo malinconico-melanconico partecipi ai processi creativi.
Si tratta di opere che rappresentano la melanconia e la malinconia nelle loro varie forme, stati d’animo in cui sembra affiorare qualcosa dell’originario investimento narcisistico dell’oggetto primario, l’oggetto, per definizione, inesorabilmente perduto e però costitutivo dello psichismo umano, l’oggetto che comunque riemerge in ogni esperienza di cambiamento nel corso dell’intera vita. Melanconicamente azzerando qualunque desiderio e qualunque futuro in una disperazione assoluta, malinconicamente rappresentando la tristezza in opere.
Opere che rappresentano la condizione malinconica, gli oggetti perduti, finiti, esauriti altre in grado di far emergere da tutto questo gli aspetti vitali.
Il doloroso commiato, l’istallazione “Melanconia dell’addio” di Alessio Brugnoli, da una stele funeraria del VI-V secolo a.C.
La foto di una ruota di bicicletta che galleggia in un corso d’acqua dai luminosi riflessi il cui movimento fa pensare ad un suo condurla chissà in quali altri luoghi. (Alberto Schön)
Un gioiello con una pietra del lutto, un opale, su una fascia ondulata di metallo che prelude a una nuova forma. (Alberta Vita)
Volti di persone che esprimono, diversamente, stati d’animo, la bellezza anche, della tristezza. (Claudia Vanni, Alessandra Pucci, Olimpia Biasi)
L’immagine di due figure unite in una stessa cornice, ma separate e isolate, una coppia alla sua fine, un esaurirsi, e restare soli, dopo che si è scambiato tanto e resta così poco in comune. (Maria Panzuto)
E infine la Maddalena, icona della malinconia, erede della tradizione delle donne addette alla cura del corpo del morto e al compianto.
L’immagine sembra voler uscire dal quadro e toccare i piedi del visitatore. Il movimento, la sensualità del corpo della Maddalena reincarnano l’oggetto a cui aspira. Qui vediamo all’opera “L’onnipotente identificazione isterica, tramite la quale l’altro può essere raggiunto, riconosciuto, inteso, utilizzato… “ (Franca Munari, 2016).
Opere che evocano la malinconia in chi le osserva.
“Ho spesso la nostalgia del paese nel paese dei quadri.” (Vincent Van Gogh)
Caligo di Marco La Scala evoca proprio quella “nostalgia del paese nel paese dei quadri” di cui dice Van Gogh, dimensione che seduce e spaventa e che rimanda a quell’altrove di un passato sempre rincorso e non più raggiungibile, matrice generativa di vita e possibile, (indispensabile?), motore di opere.
Il paese dei quadri è il luogo di quella creazione artistica che, come scrive Kristeva, “è un mezzo terapeutico utilizzato da tutte le società nel corso dei secoli” (cit. da Munari 2022) Il sollievo metamorfico della tristezza.
Due sono le opere sull’inesorabilmente perduto:
Elena Clara con L’autunno delle modelle, dove piccole foto di modelle di pittori scivolano su un’acqua che le cancellerà, inutili resti di una loro realtà ormai definitivamente trasformata dalle opere.
Raffaele Minotto con Pozzanghera, dove un autunno diffuso e bagnato accoglie e conserva la sagoma acquea del ricordo di chi c’era stato.
Bibliografia
Munari F. (2016) Opere: la cifra della ripetizione. VII colloquio di Venezia, Coazione a ripetere Ripetizioni e Trasformazioni, 3 e 4 dicembre 2016, Ateneo Veneto.
Munari F. (2022) Con le mani vuote: iconografia e iconologia della Maddalena Seminario al Centro Veneto
Cosima De Giorgi, Padova
Centro Veneto di Psicoanalisi
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