Maestri e allievi. Trasmissione del sapere in psicoanalisi

È certo un sapere molto speciale quello che passa tra l’analista e il suo paziente: la “traslazione del pensiero” non percorre soltanto i canali consci ma, nei maestri e negli allievi, suscita resistenze e traccia scorciatoie inconsce. Oggi più che in passato si dimostra che quanto viene teorizzato e trasmesso è strettamente collegato a quanto si è in grado di costruire affettivamente nella relazione, affrontando le tensioni libidico emotive e la lotta per il potere della conflittualità edipica genitore-figlio, maestro-allievo. E così come l’allievo è alla ricerca di un modello, il maestro desidera un erede, a cominciare da quel faticoso e difficile percorso che portò Freud, e il primo gruppo di adepti, ad organizzare una tradizione e una discendenza cui affidare la nascente eredità culturale. Su questo tema scottante e sul rapporto con l’istituzione psicoanalitica e il contesto culturale più allargato, si cimentarono maestri che si ricordano di quando erano allievi, e psicoanalisti di più recente associatura che ricordano i maestri: ne emerge un quadro vivo e affettivo di esperienze, di parole dette e non dette, di eresie e conformismo, di ritornelli teorici, di gesti che soccorrono, di regole, invenzioni ed errori, di consuetudini di ieri e oggi. Nuovamente sono posti gli interrogativi dei tempi di Freud: è “possibile” insegnare la psicoanalisi? O apprenderla dai libri? Sono discusse ambiguità, irrigidimenti e distinguo, con l’antica questione: si può informare senza formare e cambiare nella relazione? Il libro si rivolge a psicologi e psichiatri impegnati nel lavoro psicoterapeutico, a quanti, all’interno degli istituti psicoanalitici o al loro esterno, si confrontano con quella particolare eredità di conoscenza che la tradizione psicoanalitica offre e che si costituisce intorno alla centralità del trattamento psicoanalitico stesso, come percorso formativo personale ben diverso dall’apprendimento “scolastico” di una teoria e di una tecnica.