Locke & Key
di Cristiano Lombardo
Autore: Cristiano Lombardo
Titolo: “Locke & Key”
Dati sulla serie: creata da Carlton Cuse, Meredith Averill, e Aron Eli Coleite, USA, 2020, stagioni, Netflix
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=Y3dRLKae_FA
Genere: fantasy, horror
“Locke & Key” è una serie televisiva statunitense basata sulla serie di albi a fumetti di Joe Hill e Gabriel Rodríguez, prodotta e trasmessa da Netflix. Ad oggi ne sono uscite due stagioni (2020-2021) e risulta ne sia già stata girata una terza, che dovrebbe vedere la luce entro quest’anno. Non è semplice attribuirle un genere visto che cinematograficamente attinge a diversi: dal fantasy al thriller, dall’horror al gotico. Nonostante questo in essa sono ravvisabili alcuni leitmotiv.
Uno di questi è la presenza di bambini e ragazzi nel ruolo di protagonisti, cosa che troviamo anche in altre serie famose dello stesso genere come “Stranger Things” ma qui, diversamente da altrove, viene raccontato come i bambini siano gli unici che possono vedere e, soprattutto, sentire il richiamo delle “chiavi sussurranti”, le vere protagoniste della serie, perché «più vicini alla magia». Queste chiavi, all’apparenza normali, sono invece state forgiate con precisi intenti e chi le possiede si ritroverà dotato di poteri del tutto particolari. La storia (sulla quale dirò il meno possibile, ma inevitabilmente troverete degli spoiler) racconta di una famiglia – la madre vedova coi tre figli – che, controvoglia, abbandona la città per tornare a vivere nel vecchio maniero di famiglia del padre, ucciso a seguito di un’aggressione in circostanze violente e mai del tutto chiarite.
Qui torneranno in contatto con un passato misterioso, in parte rimosso e in parte sconosciuto, celato nelle innumerevoli stanze della magione dove sono nascoste le misteriose chiavi da cui è evidente che deriva il cognome dei proprietari della casa e custodi di un importante e segreto potere: i Locke (in inglese to lock significa appunto chiudere a chiave). È impossibile citare tutti i riferimenti alla letteratura di genere che vanno dagli albori del gotico (E. A. Poe) e del soprannaturale (H. P. Lovecraft) fino ai contemporanei (S. King o D. Simmons giusto per citarne due), entrambi maestri del genere thriller/horror raccontato attraverso lo sguardo dei bambini e dei ragazzi.
Qui il riferimento d’obbligo è al capolavoro letterario di Stephen King, cioè “It”, ormai purtroppo cinematograficamente inflazionato, o a “Stand By Me”. Ma la cosa forse dovrebbe stupire fino a un certo punto, visto che Netflix ha affidato la sceneggiatura della serie a Joe Hill, lo stesso autore del comic book uscito nel 2008 su cui è basata la serie e sotto al cui pseudonimo si nasconde Joseph Hillström King, figlio del sopra menzionato Stephen, al quale evidentemente Joe si è ispirato “saccheggiando” buona parte degli ingredienti letterari del padre.
Nella prima stagione il fratello più piccolo dei Locke, Bode, sarà il primo a udire il richiamo delle chiavi e solo con qualche fatica riuscirà a farne sentire la voce anche ai fratelli più grandi, già ampiamente adolescenti e in viaggio verso l’adultità. Agli adulti veri e propri, come ad esempio la madre Nina, questo privilegio, se così vogliamo chiamarlo, non è concesso. Ogni chiave ha un suo nome e una sua specifica serratura, alcune delle quali si possono trovare sul corpo delle persone “aprendole” a nuove possibilità.
Interessante ad esempio il passaggio in cui Kinsey, sorella maggiore di Bode, grazie al potere di una chiave, decide di entrare nella propria testa per eliminare fisicamente la paura di cui si sente vittima, salvo poi scoprire col trascorrere del tempo che la sua è quel che si dice una “vittoria di Pirro”.
Come in molti altri lavori del genere trovo infatti che la vera protagonista sia proprio lei: la paura, con le forme che può assumere per ognuno, con i suoi molteplici e istruttivi significati. Siamo tutti fatti di “serrature”, sotto forma di scelte che possiamo decidere se aprire o tenere chiuse, come il portale dimensionale che da secoli si trova nascosto nelle grotte al di sotto della casa dei Locke.
Non proprio un’idea originale (ricordiamo solo “Stargate” e “Stranger Thing”), ma che mi fa pensare al passaggio tra infanzia e adolescenza o tra adolescenza e adultità. Un portale separa due piani di esistenza che, spesso, solo in apparenza possono sembrare contigui, ma che, più di frequente, nella vita delle persone sono così distanti da risultare avulsi. Avulso nel significato letterale di “strappato” ad una fase evolutiva della vita oltre la cui soglia ciò che resta “di là” finisce irrimediabilmente col risultare altro, dal latino àlter, la stessa radice di alieno.
Chissà se questi portali, alla fine, piuttosto che aprirsi su fantascientifiche dimensioni aliene, non rappresentino invece delle soglie verso nostre dimensioni interne inconsce. Dove ciò che è strange diventa stranger.
Cristiano Lombardo, Padova e Conegliano (TV)
Centro veneto di Psicoanalisi
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