La Violenza sulle donne

di Patrizia Montagner e Anna Cordioli

 

Il 15 settembre 2023 si è svolto sul canale zoom del Centro Veneto di Psicoanalisi

 il quinto incontro del Ciclo “VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI

che aveva come tema LA VIOLENZA SULLE DONNE

 

In Occasione della Giornata Mondiale contro La Violenza sulle Donne ne pubblichiamo una sintesi.

In quei giorni di metà settembre eravamo tutti molto colpiti dagli episodi di violenza che ci venivano raccontati dai media: brutali stupri di gruppo a danni di giovani ragazze e anche bambine.

Soltanto due mesi più tardi, in freddi e crudeli giorni di novembre, altri episodi drammatici, per primo l’atroce uccisione della giovane Giulia Cecchettin, che ci hanno lasciati sgomenti e addolorati.

Ogni giorno siamo costretti a scontrarci con una realtà che non vorremmo , di fronte alla quale bisogna “fare rumore” ma soprattutto parlare e riflettere insieme.

Sono qui contenuti 4 interventi:

Una introduzione al tema della violenza sulle donne di Patrizia Montagner

La campagna di Amnesty sul Consenso e contro la cultura   dello stupro con intervista a Tina Marinari

Una corsa per un’amica, un progetto di sensibilizzazione contro i femminicidi con Orietta Casolin

I dati Istat e del Ministero degli interni sulle violenze di genere in italia nel 2022/23 raccolti da Anna Cordioli

Cominciare a parlarne di Patrizia Montagner

Nel momento in cui mi accingevo a preparare l’incontro di stasera , mi sono trovata inaspettatamente  disorientata di fronte alla vastità tema della violenza sulle donne.

Mi era parso di trovarmi di fronte ad un quadro in cui se guardavo ad un aspetto ne perdevo di vista un altro.

Certo si tratta di un tema complesso che implica sia aspetti individuali che sociali e politici, e in questo incontro ne toccheremo soltanto alcune parti e di fronte al quale cercheremo stasera soprattutto di mettere in luce le questioni e i conflitti. Che genera.

Lascia sgomenti l’enormità del problema e il dover ammettere che nonostante la psicoanalisi si sia occupata di maschile e femminile, di identità e di sessualità sin dagli inizi, anzi che sia nata proprio intorno allo studio di problemi legati alla sessualità dell’individuo, tuttavia questo della violenza sulle donne è uno degli ambiti in cui , questa è la mia opinione naturalmente, si conosce e soprattutto si riesce a fare ancora troppo poco.

Lascia sgomenti prima di tutto il fatto che si tratta di un fenomeno, quello del non riconoscimento dei diritti umani delle donne, della loro umanità così poco vista e rispettata, che coinvolge potenzialmente oltre la metà del genere umano, e già questo è quasi impensabile. Di questa metà del genere umano facciamo parte sia le ospiti di stasera che la collega che collabora per questi incontri che la sottoscritta. Ci tocca e ci coinvolge.

Quanto questo ci rende capaci di fare  spazio per una osservazione partecipe ?

Debbo aggiungere poi che negli ultimi mesi, avendo in mente questo incontro ,

ho osservato quanto spesso e quanto frequenti siano gli avvenimenti riportati dai media in cui si parla di violenze subite dalle donne.

La violenza, da quella verbale a quella fisica, fino al femminicidio è una modalità patologia, ma frequente della relazione tra l’uomo e la donna, tra il maschile e il femminile, purtroppo.

Dunque una espressione di elementi patologici della sessualità.

Come sappiamo la psicoanalisi ha scoperto l’importanza delle patologie della sessualità e la loro espressione nell’adulto, e allo stesso tempo ha scoperto quanto queste patologie e il loro modo di esprimersi attraverso i sintomi nevrotici e perversi sia quasi totalmente inconscio. Freud  è partito dalla sessualità del bambino;  bambino, egli dice, che  dalla nascita in poi si trova a vivere  diverse fasi sessuali, ciascuna legata ad una zona erogena. Freud afferma che la pulsione è “Uno dei concetti che stanno al limite tra -lo psichico e il corporeo (1905, p.479) e che “la fonte della pulsione  è  un processo eccitante in un organo, e la meta prossima della pulsione risiede nell’abolizione di questo stimolo organico (ibid. 479). Più avanti, sempre in tema di sessualità, F. afferma che per comprendere l’adulto dobbiamo iniziare ad indagare la sessualità infantile , la cui meta pulsionale “consiste nel provocare il soddisfacimento mediante stimolazione appropriata della zona erogena scelta in un modo o nell’altro. Poichè “ i nevrotici hanno conservato la loro sessualità allo stato infantile o vi sono stati risospinti.(483)  tutti i disturbi morbosi  della vita sessuale sono da considerare a buon diritto come inibizioni dello sviluppo.

Rispetto alle perversioni, tra le quali possiamo annoverare sicuramente la violenza (supportata dal sadismo, una delle fasi che il bambino attraversa) il pensiero di Freud è ancora più fermo . “le perversioni hanno certamente qualcosa di innato a loro fondamento, ma qualcosa che è innato a tutti gli uomini (482)

Dunque lo sviluppo sessuale è una faccenda complessa, e nella sessualità adulta, che ha attraversato la fase della latenza e  della pubertà, si integrano gli impulsi infantili, le aspirazioni sessuali, si armonizzano gli aspetti della tenerezza e dell’eccitamento e si orientano, nella direzione di un oggetto esterno intero amato e desiderato.

Almeno questo è auspicabile. Questo fa parte della salute psichica.

Ma , come sappiamo, aspetti infantili non integrati,possono permanere e “permangono nelle perversioni come dissociazione dello sviluppo normale”, inoltre, “tutti i momenti nocivi per lo sviluppo sessuale manifestano il loro effetto in modo tale  da provocare una regressione (ibid543) .

Fino a qui, molto in sintesi, Freud.

Il pensiero psicoanalitico è andato molto oltre questi studi iniziali. Non è questo il contesto per esaminare la ricchezza e la complessità del percorso successivo.

Sottolineo soltanto quanto lo sviluppo sessuale del bambino sia legato alla relazione con le figure genitoriali. Quanto l’identificazione con essi, diversa nel maschio e nella femmina, concorra alla formazione di una sessualità adulta.

Di fronte a tutta questa complessità e all’enorme mole di elementi che abbiamo solo citato, non possiamo che riconoscere che l’evento violenza sul femminile è fortemente sovradeterminato.

Torno ora agli episodi di cui si è parlato nei giorni scorsi in cui è venuto meno il diritto al rispetto della donna.

-Si parte dall’uso di adesivi volgari e sessisti ad una sagra . allo stupro su una ragazza minorenne perpetrato da un gruppo di minorenni,  allo stupro di gruppo su un’altra ragazza, all’imam che spiega come lapidare e dare fuoco ad una donna adultera, all’uso di alcolici e sostanze psicotrope per indurre incoscienza e impossibilità di reagire, e infine, ma forse prima di tutto ai  femminicidi (più d’uno in pochi giorni), che suscitano orrore e angoscia, spesso perpetrati da familiari o compagni lasciati.

 

Non entro in merito a come e perché essi si sono svolti, intendo soltanto mettere in luce alcuni aspetti della polimorfa e non integrata sessualità infantile  che si manifestano in questi tragici eventi:  dalla scurrilità come ricerca dell’eccitazione sessuale e della soddisfazione, alle parole che denigrano e mortificano, al sadismo estremo che implica l’altro come oggetto e non essere umano, all’idea della donna come oggetto di possesso: molti di questi eventi tragici hanno poi un aspetto esibizionistico e vojeristico , che fa sì che vengano filmati e postati sui social  a rafforzamento di un narcisismo dilagante.

La mia domanda è questa: Che cosa succede nella mente di un uomo che fa violenza, anche estrema, ad una donna ? Quali immagini femminili e quali identificazioni operano  in lui?

Ma anche cosa succede, d’altra parte, nella mente di donne che accettano relazioni con un uomo basate sulla violenza?

 La psicoanalista tedesca Hendrica Freud parla del dramma della relazione problematica tra madri e figlie che gioca un ruolo fondamentale nello strutturarsi dell’identità femminile e perpetua una condizione di inferiorità della donna.(1997)

La psicoanalisi lavora su questi meccanismi che sono per lo più inconsci.

Tuttavia la psicoanalisi ammette che esiste nella persona un nucleo organizzato e coerente di processi psichici, che si sviluppa dall’ES e che chiamiamo IO.  Freud dice che esso è deputato da una parte alla gestione degli impulsi di dell’ES ( Paragone del cavaliere che doma il cavallo) e dall’altra a tutti processi che hanno a che fare con la gestione del rapporto con la realtà esterna e che si forma mediante “identificazioni”.

Le identificazioni , “prima manifestazione di un legame emotivo con un’altra persona” (IX 293)sono il meccanismo fondamentale attraverso il quale si crea anche il legame gruppale e poi sociale e si struttura la vita psichica collettiva Freud (1921)

E’ di questo ultima che cercheremo di occuparci stasera, ma senza perdere di vista il substrato pulsionale inconscio a cui è legata.

Il passaggio dal mondo interno dell’individuo, all’area interpsichica e relazionale , poi a quella più estesa dell’ambiente, è un passaggio delicato.

Sto pensando qui alla  funzione della madre e poi della famiglia che  in questo passaggio funge da anello di congiunzione tra l’interno e l’esterno.

Ricordo  una citazione di Winnicott che diceva, a proposito della democrazia, ma credo possa essere estesa a tutte le forme di rispetto dell’altro e della diversità, dunque anche a quello dell’altro sesso, che [le] “famiglie normalmente buone forniscono il solo ambiante in cui il fattore democratico innato possa essere creato” (1950 P. 265)

Dunque , che cosa succede nelle famiglie normalmente buone, cioè in grado di aiutare a  gestire gli impulsi del bambino, a supportarlo nel trovare un proprio modo di esprimerli e ad integrarli all’interno di capacità relazionali adulte sane? Ci si chiede che cosa realmente facciamo per supportare questo lavoro così importante , prima della madre e poi di tutta la famiglia. Quali responsabilità sociali realmente ci assumiamo.

E poi che cosa succede quando guardiamo alla famiglia all’interno di un gruppo più esteso? Quali implicazioni culturali, quali immagini e idee legate alla storia della famiglia,ma anche del gruppo etnico, del Paese , della religione di appartenenza si mettono anche non coscientemente in gioco nella relazione uomo-donna?

Volgiamo ora l’attenzione a processi più coscienti e a quella parte dell’individuo che è deputata all’incontro con la realtà circostante, che lavora a trovare un modo per stare nel mondo , sempre citando Winnicott, “ in condizioni di salute, nelle quali un uomo e una donna possono raggiungere l’identificazione con la società senza che si realizzi una perdita troppo rilevante delle pulsioni individuali e della identità” (1976 p.18)

Di quest’area, altrettanto estesa , quanto quella intima e individuale, parleranno  le nostre due ospiti.

A loro il compito di illustrarci che cosa succede nel grande gruppo che è la società in cui viviamo rispetto ai diritti delle donne, quanto essi siano ancora troppo frequentemente violati e che cosa esse vedono e come hanno lavorato e lavorano per costruire un pensiero più libero e rispettoso dell’Altro.

La campagna di Amnesty sul Consenso e contro la cultura dello stupro con intervista a Tina Marinari

Coordinatrice campagne Amnesty International Italia

-Chiedo  a Tina, di illustrarci il suo lavoro in difesa dei diritti delle donne.

 

Chiunque tu sia, ovunque tu viva, tutte le decisioni che prendi sul tuo corpo dovrebbero essere tue.

Eppure in tutto il mondo, molti di noi sono perseguitati per aver fatto le proprie scelte e a molti altri viene impedito di fare qualsiasi scelta. In alcuni paesi, i governi cercano di dettare leggi su chi possiamo baciare, chi dovremmo amare, come dovremmo vestirci, come identificarci, quando avere figli e quanti averne.

I diritti sessuali e riproduttivi sanciscono che ogni essere umano deve essere in grado di prendere le decisioni autonome rispetto al proprio corpo e:

  • ottenere informazioni accurate su queste tematiche
  • accedere ai servizi di salute sessuale e riproduttiva, compresa la contraccezione
  • scegliere se, quando e chi sposare
  • decidere se si desidera avere figli e quanti

I diritti sessuali e riproduttivi chiariscono che ogni essere umano dovrebbe essere libero da ogni forma di violenza sessuale, inclusi stupro, mutilazioni genitali femminili, gravidanza forzata, aborto forzato e sterilizzazione forzata.

 

– E  in Italia?

 

I dati sulla violenza sessuale, probabilmente sottostimati, dipingono una realtà terribile. I risultati di un sondaggio a livello dell’Unione Europea mostrano che:

  • 1 donna su 20 di età pari o superiore a 15 anni nell’UE è stata stuprata. Sono circa 9 milioni di donne.
  • 1 su 10 donne di età pari o superiore a 15 anni nell’UE hanno subito qualche forma di violenza sessuale.

La stupro è una forma di violenza diffusa e sistemica in tutto il mondo. Non ci sono paesi in cui le persone vivano libere dalla sua minaccia e nessun genere o gruppo di persone sono esenti dai suoi effetti distruttivi.

Lo stupro e altri reati sessuali costituiscono un grave attacco all’integrità fisica, mentale e all’autonomia sessuale della vittima. Sono violazioni dei diritti umani in sé stesse e compromettono anche il godimento da parte della vittima di una serie di altri diritti umani, come il diritto alla vita, la salute fisica e mentale, la sicurezza personale, la libertà, l’uguaglianza all’interno della famiglia e davanti alla legge, indipendentemente dall’identità di genere, il diritto di essere liberi da discriminazioni e torture e altri maltrattamenti. Le vittime spesso non conoscono i propri diritti e si trovano di fronte a molteplici ostacoli nell’accesso alla giustizia e ai risarcimenti, compresi stereotipi di genere dannosi, idee sbagliate su violenza sessuale, accuse di colpevolezza, domande di credibilità, sostegno inadeguato e legislazione inefficace.

In Italia, nel febbraio 2018 i dati della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e violenza contro le donne hanno evidenziato che circa il 50 per cento dei processi per questo tipo di reati si conclude con l’assoluzione degli imputati e che, elemento ulteriore di preoccupazione, esistono profonde differenze nelle valutazioni dei giudici e delle conseguenti sentenze emesse dai tribunali italiani.

 

-Quali sono gli interventi che ritenete necessari per promuovere il rispetto di questi diritti in Italia?

 

“Il sesso senza consenso è stupro”, è un concetto semplice, che dovrebbe mettere d’accordo tutti. Purtroppo non è così. 

In Italia il codice penale fa riferimento ad una definizione di stupro basata esclusivamente sull’uso della violenzadella forzadella minaccia di uso della forza o della coercizione. Senza alcun riferimento al principio del consenso, così come previsto dall’articolo 36 della Convenzione di Istanbul, ratificata dal nostro paese nel 2014.

L’introduzione del principio del consenso nella nostra legislazione contribuirebbe a garantire il pieno accesso alla giustizia alle vittime di violenza sessuale.

Chiediamo l’adeguamento della nostra legislazione e una forte spinta ad un cambiamento culturale perché sia chiaro che il sesso senza consenso è uno stupro.

 

-Tina parla della importanza della legge, che è certamente un punto fondamentale. La funzione dell’autorità e della legge che l’autorità ha il dovere di far rispettare è importante. Essa costituisce un elemento di chiarificazione e di protezione.

Ma purtroppo non basta.

 E’ fondamentale il cambiamento nell’immagine interna della donna. E questo richiede che ci sia qualcosa che tocca in profondità l’individuo.

Quali interventi avete pensato?

 

Abbiamo realizzato una guida per le scuole dove spieghiamo come vada affrontato il tema del consenso sessuale con studenti e studentesse delle scuole superiori, abbiamo realizzato un manuale per le scuole elementari e abbiamo avviato una collaborazione con l’associazione Libere Sinergie per portare in giro per l’Italia la mostra “Com’eri vestita?” per incrementare la sensibilità sul tema.

 

– Pensa che i vostri interventi  possano aver portato dei cambiamenti nel modo di vedere e di pensare la relazione con la donna e in particolare il dramma del femminicidio in chi l’ha incontrata?

 

Spero di sì, nei numerosi incontri fatti in questi 3 anni ho parlato con tantissime persone che hanno dato un feedback positivo sulla campagna, su quanto si fondamentale affrontare questi temi a scuola, nella nostra vita quotidiana, ovunque.

Una corsa per un’amica, un progetto di sensibilizzazione contro i femminicidi con Orietta Casolin

Attivista 

La nostra seconda ospite è ORIETTA CASOLIN

è una imprenditrice, che da alcuni anni si occupa di difesa dei diritti delle donne.

Lo ha fatto attraverso una impresa molto significativa : ha percorso in bicicletta l’Italia , da Portogruaro a Roma fermandosi nei paesi in cui erano avvenuti dei femminicidi.

– Chiedo a Orietta di raccontarci che cosa l’ha spinta in questa direzione, c’è stato un evento che ha costituito un momento decisivo per lei?

Sì, E’ stato un femminicidio avvenuto in un paese vicino a quello in cui vivo.

Perchè si pensa che queste cose avvengano sempre agli altri e non ci toccheranno mai da vicino. Invece la persona che è stata uccisa la conoscevo.

E questa cosa mi ha molto molto colpita.

Che cosa si è proposta  di fare allora?

Ho pensato che dovevo fare qualcosa. Io amo andare in bicicletta, allora ho pensato che potevo utilizzare questa mia risorsa per organizzare qualcosa , e , con l’aiuto di molti, abbiamo messo in piedi questa impresa .

– Le chiedo  di raccontarci come è andata questa esperienza.

E’ stata una esperienza molto intensa e toccante. Soprattutto sono stata colpita dalla vicinanza, dall’affetto e dalla gratitudine dei familiari delle vittime. Li ho incontrati, ho parlato con loro. Ho capito che questi traumi sono fatti che lasciano un segno incancellabile, che cambiano la vita dei familiari. La vicinanza che mi hanno espresso, le parole che hanno detto . Molte volte davvero ho pianto nell’ascoltarli.

– Vuole illustrarci qualche momento del suo viaggio in bicicletta che le è rimasto più in mente?

Sì, sono stai i momenti di incontro, quelli in cui le persone ci hanno accolto, hanno condiviso la sofferenza che ancora vivono.

Siamo arrivati anche in Parlamento. Anche questo è stato un momento importante.

– Anche a lei chiedo se pensa che la sua iniziativa possa aver portato dei cambiamenti nel modo di vedere e di pensare la relazione con la donna e in particolare il dramma del femminicidio in chi l’ha incontrata? Nell’ambiente?

Io penso di sì. Che gli incontri che abbiamo avuto abbiano lasciato un segno, Lo hanno lasciato su di noi. Sono stati una occasione per muovere le persone, per farle parlare. Tante persone si sono mosse. Qualcosa spero che sia rimasto.

I dati Istat e del Ministero degli interni sulle violenze di genere in italia nel 2022/23 raccolti da Anna Cordioli

Anche se non ci piace ammetterlo noi siamo, almeno in parte, la società in cui viviamo. Siamo immersi in stereotipi, in consuetudini e in narrazioni che, volenti o nolenti, accompagnano le nostre interazioni e anche i nostri pensieri. 

il 22 Novembre, ISTAT ha rilasciato una sintesi su “Stereotipi di genere e immagine sociale della violenza“, quello che ci si trova dentro non è affatto rassicurante.

 

Nel 2023 un uomo su due pensa che una Donna abbia una qualche responsabilità della violenza sessuale subita

Il 48,7% degli intervistati ha ancora almeno uno stereotipo sulla violenza sessuale. Il 39,3% degli uomini pensa che una donna possa sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole e quasi il 20% pensa che la violenza sia provocata dal modo di vestire delle donne.

Le stime provvisorie relative agli atteggiamenti verso la violenza sessuale suggeriscono un cambiamento negli atteggiamenti delle donne.

Il 39,3% degli uomini ritiene che una donna sia in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole, contro il 29,7% delle donne, un uomo su cinque (19,7%) pensa che le donne possano provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire rispetto al 14,6% delle donne. Corrispondono, invece, le opinioni di uomini e donne sulla responsabilità attribuita alla donna in alcune circostanze. Circa l’11% ritiene che una donna vittima di violenza sessuale quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe sia almeno in parte responsabile, circa il 10% ritiene che se una donna dopo una festa accetta un invito da un uomo e viene stuprata sia anche colpa sua.”

Sui ruoli di genere cresce la consapevolezza delle donne :

Con riferimento al periodo compreso tra il 2018 e il 2023 si riducono gli stereotipi sui ruoli di genere, ma si allarga la distanza tra le opinioni degli uomini e delle donne. Sono soprattutto le donne ad avere meno stereotipi.

“Gli stereotipi sui ruoli di genere più comuni sono: “gli uomini sono meno adatti delle donne a occuparsi delle faccende domestiche” (21,4%), “una donna per essere completa deve avere dei figli” (20,9%), “per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro” (20,4%), “è compito delle madri seguire i figli e occuparsi delle loro esigenze quotidiane” (20,2%), “è soprattutto l’uomo che deve provvedere alle necessità economiche della famiglia” (17,2%). Meno diffusi risultano gli stereotipi quali: “è l’uomo prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia” (6,3%) e “una buona moglie/compagna deve assecondare le idee del proprio marito/compagno anche se non è d’accordo” (6,5%). “

Il controllo dell’altro non è un diritto eppure in alcuni casi ancora tollerata la violenza fisica nella coppia 

Il 10,2% degli intervistati, soprattutto giovani, dichiara però di accettare ancora il controllo dell’uomo sulla comunicazione (cellulare e social) della propria moglie/compagna. Questa idea è condivisa dal 16,1% dei giovani dai 18 ai 29 anni. 

I Numeri del misistero degli interni 2022.2023

Il 2023 non è ancora terminato e ad oggi sono 105 le donne uccise in italia, 84 di loro sono state uccise in ambito familiare o dall’ex partner. Questo dato è reso ancora più impressionante dal grafico divulgato dal ministero dell’interno italiano.

VIOLENZA CONTRO LE DONNE

Il ministero dell’Innterno segnala che dal 2013 ad oggi c’è stato un incremento del 105% dei maltrattamenti contro familiari e conviventi; com un aumento del 48% per gli atti persecutori. 

Mentre per le violenze sessuali si rileva un importante aumento, pari al 40% (4.488 casi nel 2013 a fronte dei 6.291 nel 2022).

nel 2022 i maltrattamenti denunciati sono stati 24.570 di cui l’81% donne

gli atti di persecuzione denuncati sono stati 18.671 di cui il 74% contro donne

Gli stupri denunciati sono stati 6291 ( di cui 128 di gruppo) e il 91% delle vittime erano donne

Proprio nel 2013 Bolognini scriveva: “quei casi in cui l’uccisore sopprime la moglie o fidanzata mostrano un livello ancora più regressivo, nel quale il soggetto vive ancora in una dimensione fortemente diadica di cui non può tollerare la smentita e l’interruzione: qui il terzo quasi non c’è, se non come occasionale evidenziatore della inaffidabilità dell’oggetto di base (la madre diadica), vero ed unico oggetto di tutti i movimenti emotivi nel campo. La regressione massiccia, la smentita della dipendenza e il bisogno di controllare l’oggetto creano spesso forme di violenza di cui il soggetto non coglie l’aspetto infantile estremo: l’espressione della supremazia fisica anzi serve a rassicurarlo circa la propria superiorità rispetto all’oggetto dal quale è invece così dipendente.

Da allora i crimini in cui riconosciamo questa matrice regressiva sono duplicati.

C’è molto da meditare su questa correlazione.

 

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