Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana
di Andrea Mosconi
(Verona, Padova), Membro Associato della Società Psicoanalitica Italiana.
*Per citare questo articolo:
Mosconi A. (2024). Freud-Kant: lo spazio-tempo, KnotGarden 2024/4, Centro Veneto di Psicoanalisi, 91-98.
Per una lettura più agile e per ulteriori riferimenti di pagina si consiglia di scaricare la Rivista in formato PDF.
«Freud implica il senso kantiano di “dati immediati della coscienza” e li considera attributi, dimensioni della realtà esterna percepita – così facendo, appaiono essenziali per l’Io» (Le Guen, 2013, 1337).
Questa definizione ci rimanda alle “intuizioni pure” di Kant, nonché al modo in cui Freud tratta la dimensione spazio-temporale[1].
Fino al 1920, le considerazioni di Freud sul tempo si riferiscono all’atemporalità dell’inconscio (il rimosso non può essere mutato dal tempo) e al fatto che, nella creazione di fantasie-fantasmi, un ricordo di appagamento del desiderio passato viene proiettato nel futuro e organizza la temporalità della nostra attività di rappresentazione.
Lo psichico non ha una dimensione spaziale, tuttavia l’analista localizza spazialmente gli atti psichici quando lavora.
Il neonato inizia a distinguere il mondo interno dalla realtà attraverso un orientamento spaziale che dipende dal sistema Percezione-Coscienza: la risposta dell’oggetto modifica le sue percezioni (dispositivo essenzialmente spaziale).
Dal 1920, il tempo viene collegato da Freud al rapporto tra piacere e dispiacere e dipende dall’aumento e dalla diminuzione dell’eccitamento (carattere qualitativo temporale). In seguito, egli parla dell’Io come di un’entità corporea e non solo superficiale (sistema P-C), ossia la proiezione di una superficie. Il sistema P-C procederebbe come se avesse delle antenne che ‘assaggiano gli eccitamenti’ nella realtà esterna e si ritirano rapidamente comportando una discontinuità che sta alla base della nostra rappresentazione del tempo. La ripetizione, a intervalli regolari, di questi investimenti percettivi veicolano implicitamente la temporalizzazione e sono a compimento della funzione del giudizio. L’Es opera in base al principio del piacere e sfugge alla negazione e ai princìpi che vedono lo spazio-tempo come forme necessarie. L’Io rappresenta lo spazio e il tempo nella realtà: fra il bisogno e l’azione interviene l’attività di pensiero che, attraverso le tracce mnestiche depositate dal sistema Percezione-Coscienza, tende all’unificazione dei processi psichici e ‘costringe’ il piacere favorendo l’esame di realtà.
Lo spazio ha dimensione quantitativo-economica.
Il tempo ha una dimensione qualitativa.
Kant
Kant propone le seguenti distinzioni:
Il problema dello spazio viene affrontato per dimostrare che quest’ultimo è ‘a priori’ e che, quindi, non è un concetto empirico, ma un’intuizione. Questo significa che tale intuizione non viene ricavata dal soggetto attraverso esperienze esterne (concetto empirico), ma ci deve essere un’idea di spazio che precede e rende possibile l’esperienza esterna in senso logico e temporale. Lo spazio non è neanche un’idea che viene riservata alle operazioni della ragione e non appartiene al piano dell’intelletto né alla sensibilità. L’influenza newtoniana è evidente, poiché il filosofo afferma che la rappresentazione si forma solo se c’è spazio e che in quest’ultimo possono non esservi oggetti: equivale a dire che può esserci uno spazio vuoto. Da questo punto di vista lo spazio e le sue parti sono sempre parti di uno spazio unico e, in esso, la molteplicità si forma esclusivamente su limitazioni, relativamente a spazi circoscritti, che sono già delle costruzioni concettuali, ma che partono sempre dall’intuizione di uno spazio unico. Kant ha in mente lo spazio euclideo a tre dimensioni, tuttavia negli spazi circoscritti, dove abbiamo n numero di dimensioni (es. spazio curvo), non si è più condizionati da tale geometria. La diversità di due corpi (mano destra e mano sinistra), «perfettamente simili ed uguali ma non congruenti (discongruentibus)» (Kant, 1770, 440-441) che si trovano in regioni diverse dello spazio e che, quindi, non coincidono si coglie attraverso una rappresentazione sensibile dello spazio (opposti incongruenti).
Anche nel caso del tempo, Kant dimostra come si tratti di una rappresentazione necessaria a priori. Il tempo ha una sola dimensione e diversi tempi sono tra loro successivi (successione temporale), diversamente dallo spazio dove diversi spazi sono insieme (simultaneità).
L’idea di ‘unità’ sta comunque alla base dello spazio-tempo e per questo non può essere colta dall’intelletto (concetto discorsivo) ma da un’intuizione sensibile e immediata.
Tempi diversi in successione sono parti dello stesso tempo: unità e infinità del tempo sono contrapposti al concetto di limitazione. Il tempo, argomenta Kant, non sussiste per se stesso, non aderisce alle cose come determinazione oggettiva, ma è una forma del senso interno, dell’intuizione di noi stessi e del nostro stato interno. Esso è la condizione formale a priori di tutti i fenomeni in generale.
È interessante osservare, dal punto di vista psicoanalitico, come Kant parta sempre da una definizione negativa (il tempo non è…) e poi passi a una positiva (il tempo è..), Questo movimento lo riscontriamo, in senso contrario, nel passaggio dall’inconscio, dove non esistono negazioni, al conscio dove è data questa possibilità.
Considerazioni: l’accostamento Freud-Kant va ‘analizzato’ prendendo conto di alcune specificità ‘concettuali’ riferite al termine di rappresentazione.
Afferma Freud a proposito della rappresentazione: «Vi è in noi una funzione intellettuale che richiede unificazione, coerenza e comprensibilità da ogni materiale della percezione o del pensiero di cui si impadronisce, e non esita a produrre una falsa coerenza quando, per circostanze particolari, non è in grado di afferrare quella vera» (Freud, 1912, 100). Si tratta di un’impalcatura, «Un concetto necessario […]. Per usare una metafora spaziale, “dietro” al concetto non c’è alcunché, non c’è nel sistema nervoso come non c’è da nessuna parte alcuna immagine o icona. In altri termini, la rappresentazione non esiste se non al proprio livello di astrazione necessaria» (Semi, 2001, 124-125).
In sintesi, le fonti della rappresentazione sono: percezione sopra ogni cosa, dati sensoriali di origine esterna-interna e memoria, pensiero ed esperienze riproducibili.
Il pensiero: deve poter costituire rappresentazioni che riguardano relazioni, rapporti, nessi che sono astratti dalla natura degli stimoli ricevuti dall’ambiente.
Le pulsioni sono il ‘motore’ essenziale della produzione, della attivazione e determinazione delle rappresentazioni, poiché costringono al ‘movimento’ le categorie di fonti e i depositi di tracce mnestiche (Semi, 2001, 124-125).
Per quanto riguarda Kant va sottolineato l’uso generico del termine rappresentazione (Vorstellung), riferito a varie attività conoscitive. Viene utilizzata dal filosofo indistintamente per le categorie dell’intelletto e per le intuizioni pure della sensibilità.
In conclusione: presupponiamo una ‘condizione innata’, un’idea di spazio-tempo come rappresentazione necessaria a priori, un’intuizione pura della sensibilità che, a mio avviso, sarebbe il risultato dell’evoluzione della specie che precede e permette l’esperienza spazio-temporale nella realtà.
Partendo da tale presupposto dobbiamo considerare che:
Sembra dunque che, dal 1920 in poi, i riferimenti teoretici per Freud, almeno in parte, cambino. L’idea di spazio e di tempo ha una sua evoluzione. È pur vero che nasciamo provvisti di strumenti, le antenne del sistema P-C, ma queste antenne necessitano dell’oggetto per funzionare e per costringere il piacere-dispiacere al servizio della realtà, promuovendo la temporalizzazione.
Bibliografia
Freud S. (1887-1904). Lettere a Wilhelm Fliess, Torino, Boringhieri, 1986, p.279.
Freud S. (1908 [1907]). Il poeta e la fantasia. O.S.F., 5. Torino, Boringhieri.
Freud S. (1915). L’inconscio. O.S.F., 8. Torino, Boringhieri.
Freud S. (1917 [1915]). Supplemento metapsicologico alla teoria del sogno. O.S.F., 8. Torino, Boringhieri.
Freud S. (1920). Al di là del principio di piacere. O.S.F., 9. Torino, Boringhieri.
Freud S. (1923). L’Io e l’ES. O.S.F., 9. Torino, Boringhieri.
Freud S. (1924). Il problema economico del masochismo. O.S.F., 10. Torino, Boringhieri.
Freud S. (1925). La negazione. O.S.F., 10. Torino, Boringhieri.
Freud S. (1925 [1924]). Nota sul «notes magico». O.S.F., 10. Torino, Boringhieri.
Freud S. (1933 [1932]). Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni). O.S.F., 11. Torino, Boringhieri.
Kant I. (1781). Critica della ragion pura. Economica Laterza, 2005.
Kant I. (1953). Scritti precritici. Edizione a cura di Pantareo Carabellese. Edizioni Gius. Laterza & Figli, 1953.
Le Guen C. (2013). Dizionario Freudiano. Edizione italiana a cura di Alberto Luchetti. Borla, 2013.
Marcucci S. (1997). Guida alla lettura della Critica della ragion pura di Kant. Editori Laterza, 1997.
Semi A.A. (2001). Le origini della rappresentazione in Racalbuto A., La Scala M., Costantini M.V. La nascita della rappresentazione tra lutto e nostalgia. Ed. Borla, 2001.
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[1] Per le citazioni freudiane sul tempo e sullo spazio si rimanda al testo di Le Guen (Le Guen, 2013, 1337-1341).
*Per citare questo articolo:
Mosconi A. (2024). Freud-Kant: lo spazio-tempo, KnotGarden 2024/4, Centro Veneto di Psicoanalisi, 91-98.
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