Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana
di Andrea Mosconi
(Verona, Padova), Membro Associato della Società Psicoanalitica Italiana.
*Per citare questo articolo:
Mosconi A. (2024). Nota introduttiva. Tempo e desiderio, KnotGarden 2024/4, Centro Veneto di Psicoanalisi, 7-12.
Per una lettura più agile e per ulteriori riferimenti di pagina si consiglia di scaricare la Rivista in formato PDF.
Nella bufera infernale Dante incontra Paolo e Francesca, il loro è un peccato di debolezza e non c’è nessuna premeditazione. Nei regni ultraterreni il tempo è eterno: la struttura temporale nell’Inferno e nel Paradiso è infinita. Al Purgatorio, come condizione transitoria di espiazione della pena verso il cielo, e al sogno, che preannuncia il futuro ed è inviato da Dio, viene invece ‘concessa’ una dimensione ‘finita’.
Alle due anime non pare vero di mutare il loro stato quando parlano con Dante, si tratta dell’unico momento nell’eternità. Lo spazio nel racconto ha una gerarchia morale, le anime sono dislocate in rapporto alla loro distanza da Dio. Nella commedia il sistema è assiologico-medioevale e vale l’opposizione tra gli opposti alto-basso, luce-buio, bene-male. Un tempo oggettivo-eterno quindi, che sottende alla condizione delle anime e un tempo soggettivo-interno, come quello del pellegrino accompagnato da Virgilio nel suo viaggio dal peccato alla visione beatificata di Dio.
Il soggetto (Dante) accompagnato, nel suo viaggio, dall’oggetto (Virgilio) in un tempo eterno (atemporale), dove l’empatia per le anime di Francesca e Paolo comporta una dilatazione dei tempi esistenziali. Nella passione sembra esserci una sintonia tra Dante e le due anime al punto che il soggetto perde i sensi. Un bel esempio questo di come la virtù possa essere sovrastata dal desiderio in contrasto con la legge di un Super- (D)io.
All’interno della struttura temporale della Divina Commedia sono collocate le storie passate dei singoli personaggi, rievocate dal soggetto e in collegamento con la sua storia ‘attuale’ e passata. I sogni manifesti di Dante nel sonno mattutino (prima dell’alba), «presso al mattin del ver si sogna» (Dante, “Inferno”, canto XXVI, v. 7), utilizzano anche il passato e avvengono sempre in una dimensione finita del tempo: come nel Purgatorio, dove il poeta può permettersi di addormentarsi. La censura in essi ha poco lavoro poiché tutto accade nei tre momenti dell’ascesa verso la cima della montagna, verso Dio.
«Il rapporto della fantasia col tempo è in genere molto significativo. Si deve dire che una fantasia ondeggia quasi tra tre tempi, i tre momenti temporali della nostra ideazione. Il lavoro mentale prende le mosse da un’impressione attuale, un’occasione offerta dal presente e suscettibile di risvegliare uno dei grandi desideri del soggetto. Di là si collega al ricordo di un’esperienza anteriore, risalente in genere all’infanzia, in cui quel desiderio veniva esaudito. Crea, quindi, una situazione relativa al futuro la quale si configura come appagamento di quel desiderio: questo è appunto il sogno a occhi aperti o fantasia, recante in sé le tracce della sua provenienza dall’occasione attuale e dal ricordo passato. Dunque passato, presente e futuro, come infilati al filo del desiderio che li attraversa» (Freud, 1907, 378-379).
Sono partito da una citazione di Freud per pensare al tempo nella clinica psicoanalitica, tema del seminario tenutosi a Verona il 1° aprile 2023 a cui hanno partecipato in veste di relatori alcuni maestri della psicoanalisi attuale: Stefano Bolognini, Marco La Scala, Enrico Mangini e Sarantis Thanopulos, accompagnati nelle loro riflessioni da Maria Ceolin (Segretario Scientifico del Centro Veneto di Psicoanalisi ‘Giorgio Sacerdoti’).
Il tempo ci riporta alla traccia infantile dell’appagamento del desiderio, come sottolinea Freud che, a partire dal 1920, a proposito del rapporto tra piacere-dispiacere, scrive: «Ci siamo decisi a mettere in rapporto il piacere e il dispiacere con la quantità di eccitamento che, senza essere in qualche modo “legata”, è presente nella vita psichica, talché il dispiacere corrisponde a un incremento e il piacere a una riduzione di tale quantità. […]; probabilmente il fattore che determina la sensazione è la misura della riduzione o dell’aumento in un dato periodo di tempo» (Freud, 1920, 194).
Ora, nel rapporto piacere-dispiacere all’interno della relazione d’oggetto primaria, il bambino, in assenza dell’oggetto, in un momento quindi caratterizzato da dispiacere con incremento della quantità di eccitamento, presentifica il seno, allucinandolo, e dando luogo a una situazione caratterizzata da piacere con decremento della quantità di eccitamento. Questa allucinazione aiuta il bambino a superare la mancanza-assenza d’oggetto e rende attuale una gratificazione che potrà esserci o mancare nel corso del tempo: l’esistenza psichica ha inizio e con essa la sensazione di incompiutezza di ogni soggetto umano.
Freud ha sottolineato come il piacere sia collegato alla realtà e al principio di realtà e come quest’ultimo sveli un lutto psichico-esistenziale che non può essere superato difensivamente se non attraverso l’allucinazione che ne ha lasciato la traccia.
La quiete che il fenomeno allucinatorio comporta nel bambino potrebbe far pensare che l’apparato psichico leghi tra loro i moti pulsionali per assicurare il dominio del piacere così che il bambino, liberandosi dall’eccitamento, possa ritornare alla quiete del mondo inorganico: si tratta del principio del piacere al servizio della pulsione di morte (Mosconi, 2022).
Desiderio e sopravvivenza della specie sono, quindi, intimamente collegati. Come afferma Green «Si comprende meglio ciò che si nasconde sotto l’espressione di atemporalità dell’inconscio, atemporalità, abbiamo detto, innanzitutto rispetto all’indistruttibilità del desiderio. Ma questo è insufficiente. Ci si rende ben conto così di ciò che non sparisce sotto gli effetti del tempo. Ma rimane il problema, di fronte a questa temporalità, di sapere come questa abbia potuto temporalizzarsi attraverso la memoria dell’inconscio, pur continuando ad essere definita atemporale. […] Per parlare di atemporalità, bisogna che la questione non interessi solo il futuro come fine, ma anche il passato come origine. […] Così l’atemporalità è un concetto che deriva la sua consistenza dal fatto di sfuggire sia il problema della distruzione del tempo, che a quello della creazione da parte del tempo. […] Teso tra un limite che non è un’origine e un altro che non è una fine, l’inconscio perdura. Esso è allora “fuori tempo” pur essendo resistenza al cambiamento. Il paradosso è che questa resistenza al cambiamento come rifiuto di estinzione diverrà nella cura analitica resistenza allo svelamento dell’organizzazione significante. Ciò che desidera essere è, in quanto è, anche se questo essere porta in sé il germe della propria fine, essere di non-essere» (Green, 2006, 25-26).
Nella scansione e tensione tra futuro e origine può trovare risposta la questione che pone Green: la temporalità vissuta dal bambino nella mancanza d’oggetto (essere-non essere), attivata dal desiderio-pulsione e fissata dall’intermittenza allucinatoria al seno, costituisce una sorta di ‘fuori tempo’ che resiste alla mancanza e che comporta la prima ‘nozione’ di tempo.
Le tematiche affrontate in questo KnotGarden comprendono i lavori portati dagli autori nel corso del seminario a Verona e le riflessioni di quanti hanno pensato alla temporalità umana.
Bibliografia
Alighieri D. (1989) La Divina Commedia. Hoepli
Freud S. (1907). Il poeta e la fantasia. In: Il motto di spirito e altri scritti. O.S.F., 5.
Freud S. (1920). Al di là del principio di piacere. In: L’Io e l’Es e altri scritti. O.S.F., 9.
Green A. (2001). Il tempo in frantumi. Borla, 2001.
Green A. (2006). Atemporalità dell’inconscio. In: La diacronia in psicoanalisi. Borla, 2006.
Mosconi A. (2022). Approfondimento del libro “Freud dopo l’ultimo Freud. Per una psicoanalisi sempre nuova” di Patrizio Campanile. Novità Editoriali, Sito Centro Veneto di Psicoanalisi, 2022.
*Per citare questo articolo:
Mosconi A. (2024). Nota introduttiva. Tempo e desiderio, KnotGarden 2024/4, Centro Veneto di Psicoanalisi, 7-12.
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