Incontrare la violenza di genere. Aspetti teorico-clinici, esplorazioni culturali e notazioni etiche

Recensione di Elisabetta Marchiori

Titolo:

Incontrare la violenza di genere. Aspetti teorico-clinici, esplorazioni culturali e notazioni  etiche (2023), Edizioni Bette, Padova

Autore: Elena La Rosa

Anno pubblicazione: 2023

Editore: Edizioni Bette, Padova

Numero Pagine: 784

La violenza contro le donne è definita come “ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata” (Rif.).

Gisèle Pélicot, donna francese oggi settantenne, per dieci anni è stata stuprata da decine di uomini cui il marito la offriva, dopo averla sedata, in cambio del permesso di filmare le violenze, distribuite poi online su una piattaforma pornografica. Questa donna coraggiosa ha chiesto che il processo, il cui verdetto è atteso per la fine di novembre 2024, fosse pubblico, per chiedere giustizia e maggiore tutela nei confronti delle donne.

La paura, la vergogna, il timore di non essere credute, di essere sottoposte a interrogatori umilianti, le conseguenze psichiche delle violenze subite in varie forme, dalle più eclatanti alle più subdole, costringono ancora troppe vittime al silenzio. La conoscenza di tanti brutali fatti di cronaca, che quotidianamente mass-media e social network diffondono con dovizia di particolari agghiaccianti, non inducono a far emergere il sommerso di situazioni drammatiche e neppure ad arginarle. Queste nella grande maggioranza si consumano dentro le coppie (da parte di partner o ex-partner) e le famiglie o nella stretta cerchia di presunti amici, conoscenti e compagni di scuola. E come tacere l’orrore dello stupro utilizzato ancora oggi come arma di guerra?

In Italia, i dati ISTAT più recenti, per i sopracitati motivi lacunosi, perchè si basano sulle denunce, incredibilmente risalgono al 2014. Questi rilevano che il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza: il 20,2% fisica, il 21% sessuale, il 5,4% sotto forma di stupro. Il 26% delle donne hanno patito vessazioni psicologiche, cioè comportamenti di umiliazione, svalorizzazione, controllo ed intimidazione, nonché di privazione o limitazione nell’accesso alle proprie disponibilità economiche o della famiglia. Benché rispetto alla medesima indagine del 2006 si colgano lievi segnali di miglioramento rispetto alla frequenza di alcune tipologie di violenza, ne è aumentata la gravità e l’efferatezza.

Nella sintesi del quinto incontro del Ciclo del centro Veneto di Psicoanalisi “VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI”, dedicato alla violenza di genere, svoltosi online 15 settembre 2023, da Anna Cordioli vengono riportati, tra gli altri, anche i dati più recenti del Ministero degli Interni, che segnalano un aumento sia degli stupri sia del maltrattamenti (Rif.)

Purtoppo, gli unici numeri certi sono quelli relativi ai femminicidi: in Italia dal 2012 al 2016 se ne sono compiuti una media di 150 all’anno, che si è lievemente abbassata negli ultimi anni, con 120 nel 2023 e dal 1 gennaio al 20 ottobre 2024 se ne sono contati 89.

Nel mondo il 2022 ha registrato 89.000 vittime di femminicidio, il numero più alto negli ultimi due decenni (rif.).

Quindi si può ben dire, purtoppo, che lo slogan “non una di meno”, nome del movimento  nato in Argentina nel 2015 che si batte contro la violenza di genere, il patriarcato, il maschilismo, il machismo e il sessismo tramite manifestazioni pacifiche, nella realtà ancora si trasforma in “una di più o una di meno, che differenza fa?”.

Quello che l’OMS ha dichiarato “un problema di salute di proporzioni globali enormi” (rif.) e una delle più devastanti violazioni dei diritti umani non accenna a ridimensionarsi.

Per questo il 25 novembre, l’International Day for the Elimination of Violence against Women — la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne — istituita nel 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, è ancora una data tanto importante. Il suo scopo è idealmente quello di invitare i governi, le istituzioni e le organizzazioni non governative a predisporre iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica e a mettere in atto strategie di prevenzione e di presa in carico non solo delle vittime ma anche, più di recente, dei perpetratori delle violenze e degli abusi.

Eppure le resistenze sono ancora tante, troppe. In Italia, nonostante la relazione finale sull’attività della Commissione sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, approvata nel settembre 2022 metta in luce la necessità di “educare alla non violenza” sin dall’infanzia per creare relazioni “positive e paritarie”, caldeggiando “l’introduzione aggiuntiva di una materia curriculare specifica, come l’educazione emozionale” (non si può nemmeno pronunciare l’aggettivo “sessuale”), ad oggi rimane parola morta, mentre si inaspriscono inutilmente le pene (rif.).

L’efferato assassinio di Giulia Cecchettin, di cui ricorre il primo anniversario, sembrava aver mosso qualche iniziativa da parte delle Istituzioni, che si sono concluse in nulla di fatto.

L’importanza della prevenzione è messa in luce nelle interviste a Tina Marinari, coordinatrice delle campagne Amnesty International Italia, che parla della campagna di Amnesty sul consenso e contro la cultura dello stupro, e a Orietta Casolin, imprenditrice e attivista in ambito della difesa dei diritti delle donne, che illustra uno specifico progetto di sensibilizzazione contro i femminicidi.

Certamente come professionisti in ambito della salute mentale, a vario titolo, sia in ambito istituzionale sia nei nostri studi, abbiamo a che fare con persone che subiscono o hanno subito violenza di genere nelle sue diverse declinazioni, e anche con uomini maltrattanti o abusanti. Per molti anni me ne sono occupata in modo approfondito e non ho mai smesso di interessarmene, sia da un punto di vista della ricerca sia, soprattutto, clinico, con diverse pubblicazioni (Marchiori & de Ronchi, 1999; Marchiori et al., 2002; Marchiori et al., 2004; Marchiori, 2019).
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Siamo costretti quindi tutti ad interrogarci sulle ragioni e sulla natura di questa violenza, con le sue conseguenze devastanti sia sulla persona che ne è vittima, sia dal punto di vista culturale, sociale e comunitario, sia dal punto di vista specificamente psicoanalitico. A quest’ultimo riguardo il contributo di Patrizia Montagner al sopracitato incontro del Centro Veneto “Una introduzione al tema della violenza sulle donne” sottolinea “quanto lo sviluppo sessuale del bambino sia legato alla relazione con le figure genitoriali. Quanto l’identificazione con essi, diversa nel maschio e nella femmina, concorra alla formazione di una sessualità adulta. Di fronte a tutta questa complessità e all’enorme mole di elementi che abbiamo solo citato, non possiamo che riconoscere che l’evento violenza sul femminile è fortemente sovradeterminato” (rif.). Nel 2013 il sito della Società Psicoanalitica Italiana ha pubblicato il dossier “Relazioni pericolose: brevi note introduttive al tema della violenza di genere”, a cura di Benedetta Guerrini Degl’Innocenti, con riflessioni di molti importanti psicoanalisti e esperti di altri ambiti, che esplorano il fenomeno sotto diverse sfacettaure (rif.).

 

 

Date queste premesse, il volume curato da Elena S. La Rosa “Incontrare la violenza di genere. Aspetti teorico-clinici, esplorazioni culturali e notazioni etiche” risulta un testo prezioso, fondamentale per conoscere e capire in maniera approfondita tale fenomeno, dal punto di vista individuale, relazionale, sociale e culturale.

La Rosa è psicologa e psicoterapeuta ad indirizzo psicoanalitico, lavora da più di vent’anni in differenti contesti e istituzioni di Padova e Venezia, dai Consultori familiari, al Servizio di Tutela Minori ai Consultori Familiari. Questo l’ha portata ad “incontrare” la violenza di genere, nelle sue molteplici accezioni di “imbattersi casualmente”, di “sfidare, combattere”, “affrontare” ma, soprattutto, di “farne conoscenza”, riuscendo a rendere conto della complessità del tema. L’enorme lavoro, che esplora il problema aprendo lo sguardo ad orizzonti molto ampi, si articola in cinque differenti sezioni e si compone di ventisette capitoli, in parte scritti dalla stessa curatrice e in parte da autori di diversa formazione. L’opera colpisce per l’intreccio di dati epidemiologici e statistici, di casi clinici, di esperienza personale, di Storia, di miti e di fiabe, di arte, di cinema, di letteratura, di giurisprudenza, di etica e di filosofia.

Nella Prima Parte, intitolata “Psicodinamica individuale e relazionale”, La Rosa delinea gli aspetti intrapsichici delle donne vittime di violenza e quelli intersoggettivi, sia nelle relazioni di coppia sia in quelle familiari, affrontando anche i complessi temi della trasmissione inter e trans generazionale della violenza. Trasversalmente emergono  considerazioni generali sulle caratteristiche della famiglia contemporanea che sono state messe in relazione ai diversi fenomeni della violenza, adottando, al contempo, una prospettiva diacronica sul ruolo svolto dalla violenza nelle varie fasi del ciclo di vita di una famiglia. La Rosa si domanda “come avviene che un momento di crisi e di passaggio evolutivo anziché rappresentare un’opportunità di cambiamento e di reperimento di un nuovo equilibrio […] si traduca invece in comportamenti violenti ed esplosivi di difficile trasformabilità?” (p. 27).

Nella Seconda Parte, con l’ausilio delle note specialistiche degli Avvocati Anna Ciardullo (Diritto di Famiglia) e Paolo Furlotti (Diritto Penale), vengono esaminati gli aspetti socio-culturali e di contesto che, costituendo le matrici dei macro-gruppi sociali di appartenenza, fungono da vera e propria cornice alla violenza di genere: “Un rapido sguardo al contesto sociale, storico-culturale e religioso del mondo occidentale rende evidente come la differenza sessuale sia da sempre stata utilizzata per una ripartizione dei ruoli nell’ordine sociale e nel potere. […] Così in Italia l’ideologia del patriarcato, sostenuta da una visione antropologico-religiosa del femminile e del maschile (l’ideale della donna come sposa e madre, “angelo del focolare domestico”; l’uomo legittimato da Dio a portare avanti la spinta procreativa) e dall’orientamento giurisprudenziale (il Codice Rocco dell’epoca fascista, modificato solo tardivamente), mirava ad organizzare una certa collocazione della donna, del suo corpo e della sua sessualità, e dei rapporti di potere tra i sessi. […] Non c’è da stupirsi, allora, se in Italia la L. 66 sulla violenza sessuale (in cui lo stupro viene finalmente considerato come reato contro la persona, e non più contro la morale) sia stata promulgata solo nel 1996!” (pp. 28-29).

Nella Terza Parte intitolata “Esplorazioni culturali”, i riferimenti appunto culturali e artistici, che pur attraversano tutto il volume, vengono approfonditi e ampliano la ricerca di significato in alcuni campi di indagine specifici. Si tratta infatti di una sezione miscellanea, costruita col contributo di diversi autori, per sostanziare esempi di quanto delineato in campo clinico e di contesto sociale nei contributi precedenti: “Come si infiltra, da sempre, la violenza di genere, in particolare quella sulle donne, nelle diverse espressioni culturali? […] Come si esprime il rapporto di potere tra i sessi? Quali rappresentazioni ritroviamo nelle varie forme culturali delle dinamiche relazionali maschile/femminile all’interno della coppia e della famiglia?” (p. 31).

Nella Quarta Parte, anch’essa miscellanea, si riportano e si discutono le diverse esperienze cliniche nei vari setting e contesti istituzionali, pubblici e privati: psicoterapia individuale, di coppia, di famiglia, di gruppo, con interventi mirati in diversi ambiti, dalla genitorialità al lavoro con le vittime di tratta.

Nella Quinta parte vengono analizzati alcuni aspetti etici nel lavoro con la violenza di genere, dalle questioni di teoria della tecnica e di lavoro sul controtransfert a quelle di deontologia professionale, supportate nella post-fazione dall’opinione autorevole del filosofo morale Carmelo Vigna sull’etica della cura.

Le riflessioni su transfert e controtransfert e sulle dinamiche della dipendenza e del potere nel lavoro psicoterapeutico con la violenza di genere si intrecciano inevitabilmente in un continuo interscambio con complesse questioni etiche, che devono essere ripensate per poter costruire, insieme a tutti i cittadini, una comune “cultura che cura”. La violenza, infatti, riguarda tutti: professionisti della cura, operatori sociali e comuni cittadini. Quale consapevolezza abbiamo rispetto alla presenza della violenza di genere? Come terapeuti, per la nostra deontologia professionale, siamo chiamati ad un’assunzione di responsabilità individuale, che ci impone di farci portavoce di una testimonianza civile che esca dalle stanze della terapia.

Come scrive La Rosa: “In quest’epoca di ‘liquidità’, ‘trasformazioni’ e ‘scomparsa del rispondente’, si impone sempre più la necessità di un terapeuta come presenza umana coraggiosa e significativa che, di fronte ad una domanda anche perturbante dell’Altro, accetti di esserne il depositario e non si sottragga al rischio dell’incontro e del legame” (p. 32).

 

Bibliografia

Cordioli A. , Patrizia M. (2023) “La violenza sulle donne“, Centro Veneto di Psicoanalisi

Guerrini dell’Innocenti B. (2013) “Femminicidio“, Spiweb

Marchiori E., de Ronchi D. (1999). La violenza sessuale. In: Trattato Italiano di Psichiatria II Ed., Masson, Milano, 3837-3839.

Marchiori E., Caimi M., Simioni S. Colombo G. (2002). Trauma dello stupro e mass-media: uno studio attraverso i quotidiani. Psichiatria di Comunità, 4, 187-200.
Marchiori E., Rossi L., Colombo G. (2004). La sindrome della donna malmenata in Italia. Uno studio in prospettiva psicopatologica. Minerva Psichiatrica, 45, 43-53.
Marchiori E. (2019) L’esproprio della possibilità del divenire soggetto: riflessi d’immagini filmiche nel lavoro analitico. Rivista di Psicoanalisi, 2, 303 – 321.

Onu Italia, Giornata internazionela per l’eliminazione della violenza contro le donne  – 25 novembre- 

Onu Women (2022) Gender relates killings of women and girls” UNODC research.

Senato Repubblica Italiana (2022) Commissione parlamentare di inchiseta sul femminicidio nonchè su ogni forma di violenza di genere

World Health Organization (2018) Violence Against Women Prevalence Estimates.

 

Elisabetta Marchiori, Padova

Centro Veneto di Psicoanalisi

lisbeth.marchiori@gmail.com

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