Cosa contiene il Canto del Salice, "Willow song"

di Alberto Schön
The Willow Song
The Willow Song

Si tratta di un song, una canzone impiegata come musica di scena nell’Otello di W. Shakespeare.

Nella tragedia shakespeariana Desdemona è triste, come per un presagio pensa alla morte, le viene in mente la bella Barbara, ancella di sua madre, che è stata abbandonata ed è colei che nel ricordo canta appunto il canto del salice. Poi Desdemona parla di lacrime, dice un’Ave Maria, preghiera che termina con la frase: “nell’ora della nostra morte”, mentre la scenografia prevede che ci sia un’immagine della Madonna.

D’altra parte anche Otello è addolorato perché crede di essere tradito, è sospettoso, infelice, forse soffre di essere un uomo di colore in mezzo a europei. Forse non sa esprimere bene il dolore.

Tento una traduzione del testo di questo canto. E’ una persona addolorata quella che canta e dice così: “La povera anima sedeva sospirando presso “a sycamore tree” (sicomoro, platano). Canta al verde salice, con la mano in grembo e il capo sulle ginocchia. Canta: il salice, sarà la mia corona”. Si direbbe che il dolore riesce a dire poche vaghe parole. L’albero prima incerto, va definendosi. Un salice piangente.

Si può osservare un moto circolare sia nella rappresentazione del salice con le radici presso l’acqua e i rami che piegandosi tornano verso l’acqua e le radici, sia nella posizione della persona dolente, sia nell’alternanza tra dolore e sollievo. La musica sembra esprimere molto più delle parole e forse attenua il dolore.

Questo è il testo completo.

In pochi versi sono concentrate immagini e metafore di dolore, di ripiegamento, di circolarità, un pianto espresso, secondo l’uso, in scale discendenti.  Soddisfa l’aspirazione alla poesia, la brevità, la simmetria, l’armonia. Ma penso che alluda anche a un rimedio, come dirò più avanti. 

Non si conosce l’autore. E’ stato ipotizzato che si tratti di un canto popolare, ma la raffinatezza della composizione mi fa propendere per un autore colto che sa comporre anche musica popolare.

Vi ricordo che nella nostra cultura noi sentiamo il modo maggiore come energico, marziale, anche allegro. Il modo minore è triste. Questa melodia vuole esprimere tristezza e dolore, anche mediante continue oscillazioni tra il modo minore e maggiore e con due scale discendenti, leggermente diverse, che mostrano una raffinata elaborazione tonale e possono alludere al pianto, all’andamento dei rami del salice, che infatti è detto piangente perché i suoi rami discendono verso terra, sono quindi diversi dalla maggior parte delle altre piante. Il salice piangente, come dicevo, cresce spesso in riva alla corrente d’acqua, piegato come la “povera anima”. 

Non so se altri abbiano segnalato che in questo canto è incluso il rimedio farmacologico al dolore. Oggi non ci pensiamo, ma la corteccia del salice bianco è nota fin dai tempi di Ippocrate come antidolorifico, febbrifugo, usata dagli Assiri e dagli Egizi, poi isolato nell”800 da Johann Buchner, il farmaco infine è perfezionato a Parigi da Henry Leroux e dal chimico napoletano (o calabrese) Raffaele Piria che gli diede nome di acido salicilico, oggi noto a tutti come Aspirina, nome che la Bayer brevettò componendo “a-cetil” con “Spirea”, il fiore da cui si ricavava allora la sostanza. Come antiaggregante piastrinico penso sia familiare a molti signori della mia età, magari soci di qualche Accademia, con il nome Cardioaspirina, efficace preventivo di disturbi della coagulazione del sangue.

Viene da chiedersi: la musica è una cura? Rispondo: può avere in comune con la psicoanalisi la caratteristica di fare molto bene a chi è già abbastanza sano. Cura tanto più quanto più il paziente è veramente collaborante, cioè non è troppo gravemente malato. Però la musica, come la psicoanalisi, è stata impiegata anche con pazienti gravi.

La musicoterapia è una pratica complessa, applicata a pazienti che hanno difficoltà a usare il linguaggio verbale (autismo, immaturità, certe forme psicotiche), o anche in certe forme di demenza, nel parkinsonismo, in certe difficoltà della coordinazione psicomotoria, a volte in comportamenti con difficoltà di socializzazione.

Un problema della musicoterapia sta nella complicata formazione degli esperti, che devono sapere di musica, psicologia individuale e di gruppo, medicina.

Una conclusione sembra che si imponga: o entrambi, il medico e il poeta abbiamo in egual modo frainteso l’inconscio, o entrambi lo abbiamo compreso esattamente”. “I poeti […] sono alleati preziosi, e la loro testimonianza deve essere presa in attenta considerazione, giacché essi sono soliti sapere una quantità di cose fra cielo e terra che la nostra filosofia neppure sospetta” (ibidem, 264).La poesia e in genere l’arte affascina chi, magari non ha capito, ma sente che si può spostare il desiderio in altri campi, su altri oggetti, dalla voce alla musica, dal tramonto alla tela dipinta. 

Vi dico cosa immagino e associo in fantasia. La pittrice trasferisce i suoi sogni e arreda la tela dei colori preferiti. Il pittore parte dal corpo femminile e passa all’affresco o alla tela. La conchiglia è bivalve, chiusa e accogliente. Afrodite nasce dal mare portata da una conchiglia. Passaggi segreti tra senso e ricordo, tra immagine e piacere, tra oggetto e rappresentazione, tra sonno e veglia. L’arte è anche questo e ha una funzione di cura.

 

Bibliografia

Di autore ignoto, The Willow Song, si trova in varie raccolte, per esempio in O Mistress Mine and other Elizabethan Song in Shakespeare Plays, by Harold Newman (1975) Hargail Music Press. E’ tratto da una raccolta oxfordiana del 1599.

Qui se ne può godere una interpretazione eseguita da Sarah Sturdevant nella versione adattata per il film Othello di O.Parker, del 1995 https://www.youtube.com/watch?v=Joj2hdoIq2g&feature=youtu.be

Per la musicoterapia la bibliografia è molto vasta. Cito solo qualche testo recente:

Degli Stefani M. (2018), Gruppi sonori. Dalla tradizione alla cura. Cleup

De Mari M., Carnevali C., Saponi S. (a cura di), (2015) Tra Psicoanalisi e Musica, Alpes Italia, Roma.

Degli Stefani M., Xodo L., (a cura di) (2015) Suoni, tempi e ritmi nelle relazioni di cura. Opportunità musicali per la salute mentale. CLEUP, Padova.

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