Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana
di Mariella Pierri
Anime Baltiche è anzitutto un libro di viaggio con cui Jan Brokken, con il suo originale stile di giornalista-scrittore-viaggiatore, ci fa apprezzare itinerari, paesaggi, atmosfere e colori di territori che sembrano emergere da uno spaziotempo crepuscolare, marginale… Parliamo della Lettonia, che comprende oggi la Livonia e la Curlandia, della Lituania e dell’Estonia, ma anche dell’oblast di Kaliningrad, un tempo territorio della Prussia orientale (l’antica Königsberg dove insegnò Immanuel Kant), attualmente exclave russa che si insinua sul Baltico fra Lituania e Polonia.
Sono terre di confine, di cerniera fra Russia ed Europa, ma soprattutto, realizziamo nel corso della narrazione, furono terre di frontiera, luoghi di sconfinamento, di scontri rinnovati, di fughe, deportazioni, insediamenti, colonizzazioni, pulizie etniche, massacri, pogrom… dove le popolazioni si trovarono ad assorbire la violenza del passaggio degli eserciti zaristi e di quelli prussiani, delle armate russe bianche e rosse, dei bolscevichi, dei nazisti e ancora dei sovietici … nonché la ferocia dei nazionalisti locali e degli antisemiti di tutte le provenienze.
Furono terre di emigrazioni organizzate, di diaspore o di fughe improvvise, senza passaporti né lasciapassare, ma anche terre di confinamento: vedi tutta quell’antica regione denominata Čertá, Zona di residenza, che si estendeva al limite occidentale della Russia zarista – dalla Lituania e dalla Polonia fino ai territori dell’Ucraina e della Crimea, lungo la frontiera con l’impero Prussiano e quello AustroUngarico -, dove gli ebrei russi furono obbligati a risiedere in modo permanente nei loro Shtetl e a richiedere un visto per poterne uscire.
Un destino drammatico accomuna le nobili regioni del nord Europa affacciate sul Baltico, più volte attraversate dai confini politici nel corso della storia, che più volte videro cambiare di nome le città, i fiumi e i territori insieme alle bandiere issate sugli edifici pubblici.
Nella cronaca di viaggio del giornalista olandese le verdi foreste, i laghi ghiacciati, le sfumature degli accesi tramonti sul mare o delle pallide e lunghe notti fanno da sfondo, apparentemente immobile e immutabile, alla singolare qualità di città, villaggi e castelli, strade, chiese e dimore aristocratiche o popolari, abitati in cui “il suono del silenzio”, “la mancanza di qualcosa”, l’eco di un “grido”, o ancora “l’odore dell’ebreo” (come scrive Roman Gary) emerge e rimanda a lutti cancellati e indicibili.
Seguendo il filo di questi antichi silenzi, in un percorso sospinto da quella particolare nostalgia che va alla ricerca di un tempo che non è passato, ma è stato spazzato fuori dalla storia, Brokken ci fa scoprire, racchiusi in ogni capitolo del libro come nella preziosa ambra che arricchisce le coste baltiche, sublimi testimoni, gemme esemplari, personaggi che hanno saputo non solo sopravvivere ma “fare anima”, come affermava Keats, e dare senso, attraverso letteratura, poesia, pittura, musica, cinema, filosofia, architettura… alle vite interrotte, intercettate dalle vicende storiche politiche familiari e affettive, alle catastrofi attraversate o sfiorate.
Con il suo rendere visita ad ambienti, interrogare strade, case, oggetti, foto o vecchi giornali, documenti … dialogare con ospiti o fortuiti compagni di viaggio, attraverso la sua peculiare attenzione per i dettagli o per le prospettive inconsuete, Brokken scopre storie, raccoglie immagini e testimonianze, consapevoli o meno, di esistenze mai registrate, di improbabili traiettorie di vita ma soprattutto di capacità di ripresa e speranza che lasciano attoniti.
Ricostruisce per il lettore biografie di persone che, emigrate in occidente, sono qui diventate famose per la loro arte: come il pittore Mark Rothko (Marcus Rotkowičs), lo scrittore Romain Gary (Roman Kacev), il violinista Gidon Kremer, il ballerino Michail Barysnikov, il musicista e pittore Mikalojus Konstantinas Čiurlionis, lo scultore Chaim Jacob Lipchitz, la filosofa Hannah Arendt, il compositore Arvo Pärt e i due Ėjzenštejn, pade e figlio – Michail grande architetto di Riga e Sergey regista di regime e de La corazzata Potemkin – che si trovarono a combattere uno contro l’altro durante l’assedio di Pietrogrado.
E ancora ci presenta figure di aristocratici, come i baroni baltici discendenti degli antichi crociati: i von Manteuffel “i baroni pazzi di Katzdangen”, i Von Keyserling – Eduard il romanziere e suo cugino Hermann filosofo pacifista -, la famiglia dei Von Wrangell, costretti da Hitler nel 1939 a trasferirsi dall’Estonia al Reich per germanizzare la Polonia … e coltivare la terra. Fra costoro troviamo anche la baronessa Alexandra Wolff-Stomersee che nel 1932 sposò Giuseppe Tomasi di Lampedusa (i soggiorni in Curlandia, nella tenuta di Stomersee, avrebbero ispirato il primo abbozzo de “Il gattopardo”) e che, trasferitasi in Italia, a Palermo, divenne la prima donna psicoanalista Presidente della Società Italiana di Psicoanalisi.
Ma veniamo a conoscenza anche di persone meno famose che hanno illuminato la storia di queste regioni, figli di un popolo oppresso e orgoglioso, come il libraio-editore di Riga Janis Roze e la sua famiglia o la giovane corista Loreta Asanaviciuté, che voleva cantare in lituano, non in russo, e nel 1991 a Vilnius sfidò i carri armati sovietici e ne rimase travolta.
Anime Baltiche è una lettura che fa pensare, da leggere poco alla volta in questi tempi diventati improvvisamente così complessi e tristi.
Nella postfazione intitolata “Il Baltico alle porte di casa”, Alessandro Marzo Magno aggiungeva qualche riflessione sulle Anime Mediterranee, riportando un aneddoto di qualche tempo prima da Repubblica:
“Nata a…?”
Qualche esitazione “A Pola.”
“Come ha detto?”
“Pola. Istria.”
Qualche esitazione e poi “Ah, in Jugoslavia… Lei è jugoslava.”
“Veramente no: io sono italiana. Sono nata in Italia.”
Jan Brokken, giornalista e scrittore, è nato a Leida il 10 giugno 1949. Sono tradotte in italiano oltre ad Anime baltiche, le seguenti opere: Nella casa del pianista (sulla vita di Youri Egorov, 2008), Il giardino dei cosacchi (sul periodo di deportazione in Siberia di Dostoevskij, 2015), Bagliori a San Pietroburgo (sui grandi personaggi che ne hanno animato la cultura, 2016), I giusti (sul salvataggio dal nazismo di oltre 8000 ebrei lituani, nel 1940, attraverso la Russia e il Giappone, 2018) e L’anima delle città (2020).
Mariella Pierri, Padova
Centro Veneto di Psicoanalisi
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