Libri

a cura di Mariagrazia Capitanio

 

Perché gli psicoanalisti si interessano alla letteratura?  Probabilmente, scrive Freud ne Il delirio e i sogni nella “Gradiva” di Wilhelm Jensen (1906, 333, OSF V) perché il poeta/lo scrittore e lo psicoanalista attingono alle stesse fonti, lavorano con metodo diverso sullo stesso oggetto “e la coincidenza dei risultati sembra costituire una garanzia che abbiano entrambi lavorato in modo corretto.

Una conclusione sembra che si imponga: o entrambi, il medico e il poeta abbiamo in egual modo frainteso l’inconscio, o entrambi lo abbiamo compreso esattamente”. “I poeti […] sono alleati preziosi, e la loro testimonianza deve essere presa in attenta considerazione, giacché essi sono soliti sapere una quantità di cose fra cielo e terra che la nostra filosofia neppure sospetta” (ibidem, 264). 

La letteratura è una fonte per il sapere psicoanalitico, come pure per lo scrivere psicoanalitico: “sento ancora io stesso un’impressione curiosa per il fatto che le storie cliniche che scrivo si leggono come novelle; […] la diagnostica locale e le reazioni elettriche in realtà non valgono nello studio dell’isteria, mentre una rappresentazione particolareggiata dei processi psichici, quale in genere ci è data dagli scrittori, mi permette […] di raggiungere una certa quale comprensione del [suo] andamento”  (1892- 95 Studi sull’isteria, 313, OSF I).

Inoltre, la letteratura è essenziale per lo psicoanalista in quanto persona saldamente inserita nella società e ancorata all’etica.  A Thomas Mann nel giugno del 1935, tre mesi prima della promulgazione delle famigerate Leggi di Norimberga, Freud scrive: “posso esprimere l’intima certezza che Lei non farà e non dirà mai – le parole del poeta sono infatti azioni – cose ignobili o meschine; anche in tempi e in condizioni che rendono incerto il giudizio, Lei saprà trovare la via giusta e saprà indicarla agli altri” (1935 A Thomas Mann per il suo sessantesimo compleanno, 467, OSF XI).

Cosa amava leggere Freud? L’elenco sarebbe lungo e rinvio alle Opere e agli Epistolari. Mi limito alla sua Risposta a un questionario sulla lettura e sui buoni libri (1907) fornita all’editore Heller, il quale aveva chiesto a trentadue personalità della cultura di indicargli non “le dieci opere più grandi della letteratura mondiale” – osserva Freud rispondendogli – o i testi “più importanti” ma “dieci buoni libri”. Con questo predicato Freud intende libri che “si considerano alla stregua di ‘buoni’ amici, a cui si deve qualche cosa per la propria conoscenza della vita e la propria concezione del mondo, che ci hanno procurato del godimento e che raccomandiamo volentieri ad altri” (ibidem, 367, OSF V). 

Questa rubrica vuole ospitare le recensioni, elaborate da psicoanalisti, di testi che essi raccomanderebbero volentieri spaziando tra il romanzo, la poesia, la tragedia, la commedia, la saggistica,  la letteratura cosiddetta per l’infanzia e  i testi delle opere musicali di vario genere, tra cui il  Rap, ‘affabulazione musicale’ interessantissima per chi tra noi  si occupa di adolescenti (e non solo); come pure di fumetti, significative  forme espressive  studiate e valorizzate da tempo in Italia grazie a U. Eco e che, fantastico, Freud “non avrebbe respinto di malanimo”, riportando con consapevole azzardo  parole  da lui usate nel Discorso nella casa natale di Goethe a Francoforte (1930, 8, OSF XI).

Chi tra gli psicoanalisti volesse regalarci una recensione, la può inviare una mail alla referente.

Chi tra i lettori volesse segnalare un testo che desidererebbe fosse recensito, può rivolgersi al medesimo indirizzo riportando il titolo, l’Autore, la casa editrice e l’anno di edizione. Non so se il suo desiderio potrà essere esaudito, ma sarà un piacere condiviso anche il solo scambiarci ‘buoni titoli’ che metterò ‘in rete’.  

Mariagrazia Capitanio

 mg.capitanio@libero.it 

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