Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana
SEDE: Padova, Venezia.
OGGETTO dell’iniziativa:
— inizio 27 gennaio 2020
L’iniziativa si propone di elaborare le dinamiche dell’odio e dell’amore proprie di ognuno di noi in quanto esseri umani al fine di contribuire al legamento pulsionale tramite la riflessione collettiva in un momento storico in cui rilevanti azioni e ideologie di odio possono affermarsi nella quotidiana vita sociale, culturale, economica.
La metodologia di lavoro prevede due momenti: 1) nel giorno prescelto vengono invitati a dialogare col pubblico persone che hanno vissuto e vivono per pregnanti esperienze personali, familiari o/e professionali la ricorrenza in questione. Durante l’incontro – che può prendere spunto da un documentario, da un libro, da una testimonianza – la referente porrà domande personali all’invitata/o in modo che possa trasmettere la propria esperienza e le motivazioni che l’hanno spinta/o ad interessarsi a quel dato tema. Dopo di che si avvierà il dialogo con il pubblico; 2) dopo due settimane il pubblico di ritrova nuovamente c/o il CVP per elaborare insieme alla referente quanto emerso durante l’incontro precedente.
L’attività è aperta a tutti quando si svolge ‘in presenza’; se, a causa della pandemia, dovesse essere usato Zoom, essa è aperta ai soli Soci S.P.I. per motivi di riservatezza.
FREQUENZA: una/due volte l’anno, in occasione di alcune Giornate ONU e della Repubblica Italiana.
REFERENTE: Mariagrazia Capitanio.
Invitati:
Il Dr. D. Oppenheim, psichiatra e psicoanalista indipendente (Parigi), ha sempre lavorato – sia privatamente che nelle istituzioni – principalmente con bambini e adolescenti: prima nei centri comunali di psichiatria infantile, poi per 25 anni in oncologia pediatrica e per 13 anni con bambini ciechi e autistici. I suoi libri e articoli si sono concentrati sulla violenza biologica – quella del cancro e quella della cecità dei bambini e degli adolescenti –, sulla barbarie umana collettiva e i suoi effetti sulle vittime, sui loro cari e sui loro discendenti, nonché sulla distruttività degli adolescenti nel contesto politico attuale. Ha scritto tra l’altro: Des adolescences au cœur de la Shoah. A’ travers Appelfeld, Kertész, Wiesel… (2016, Le bord de l’eau) ; Peut-on guérir de la barbarie? Apprendre des écrivains des camps (2012, Desclée de Brouwer) ; con H. Gluckman Héritiers de l’exil et de la Shoah (2006, Erès).
L’attrice S. Grandis (la quale tempo fa ha scritto per il nostro Sito, sezione Libri, una recensione su P.P. Pasolini insieme al collega S.P.I. A. Rapisarda) leggerà via via citazioni tratte dalle opere degli scrittori ricordati dal dr. Oppenheim.
Il negazionismo – l’assassinio della memoria - è una forma di odio antisemita. “Non si deve immaginare il percorso del negazionismo – scrive D. Di Cesare in Se Auschwitz è nulla - come una deviazione che si chiude, una traiettoria che si assottiglia fino a estinguersi. È esattamente all’opposto, l’estremità di un’angolazione che una volta aperta, non ha ancora raggiunto la massima intensità”. Per questo motivo è necessario continuare a riflettere da vari punti di vista su tale pericoloso abuso di memoria e su questa logica perversa. Poiché il fenomeno è complesso, per comprenderlo è necessario avvicinarlo da un punto di vista storico, sociologico e psicoanalitico con l’aiuto dello storico Claudio Vercelli (Istituto di studi storici Gaetano Salvemini, Torino), della sociologa Claudia Hassan (Università degli Studi di Roma Tor Vergata) e dello psicoanalista S.P.I. Ronny Jaffè (Milano).
Invitati:
Il Prof. N. Labanca insegna Storia contemporanea all’Università di Siena. Ha scritto tra l’altro: Oltremare. Storia dell’espansione coloniale italiana, (2002), Il Mulino, Bologna e Una guerra per l’impero. Memorie dei combattenti della campagna d’Etiopia 1935-36, (2005), Biblioteca Storica, Il Mulino, Bologna. Quest’ultimo testo è per gli psicoanalisti estremamente interessante perché basato sulla memorialistica dei vari protagonisti italiani di quella scellerata impresa. Esso inoltre tratta degli strascichi di quelle azioni e memorie fino ai giorni nostri. Il Prof. Labanca affronterà il tema del colonialismo italiano, della sua non elaborazione e delle ripercussioni di tutto ciò nel corso del tempo.
La Dr.ssa P. Montagner è referente per l’Esecutivo SPI del Gruppo PER (Psicoanalisti Europei per i Rifugiati), lavora con migranti e con gruppi di operatori che li seguono. È membro del SAPI (South African Psychoanalytical Initiative) e da molti anni partecipa ad un Gruppo di Studio a Johannesburg sui traumi da apartheid. Si interessa da tempo di problematiche relative ai traumi sociali. Ci dirà come vede – sia come italiana (erede del colonialismo) sia come psicoanalista – la questione del post- apartheid e del (parziale) successo della giustizia riparativa.
Il Dr. P. Fonda, già direttore dell’Istituto Psicoanalitico per l’Est Europa per l’IPA e la FEP, interessato alle dinamiche interetniche e agli aspetti psichici della guerra, ci parlerà, attraverso alcuni ‘flash’, di alcuni momenti del processo di elaborazione del passato coloniale.
Invitati: Filippo Focardi e Simon Levis Sullam, Storici
Conduce Mariagrazia Capitanio
Invitato:
Pietro Bortolo, medico responsabile del Poliambulatorio di Lampedusa e da due anni europarlamentare, dal 1991 ascolta e visita i migranti che arrivano all’isola e (purtroppo) compie i gesti necessari per dare una identità ai naufraghi deceduti. Ha scritto due libri: (2016, Mondadori, insieme alla giornalista L. Tilotta) Lacrime di sale. La mia storia quotidiana di medico di Lampedusa fra dolore e speranza e (2018, Mondadori) Le stelle di Lampedusa. La storia di Anila e di altri bambini che cercano il loro futuro fra no.
Invitato:
Prof. David Meghnagi, psicoanalista, Membro ordinario della SPI, docente senior di psicologa clinica e di psicologia dinamica all’Università di Roma Tre, studioso della problematica ebraica nell'opera di Freud, ideatore e direttore dal 2005 — presso l’Ateneo Roma Tre — del Master internazionale di II livello in didattica della Shoah. Proiezione del docufilm Wolf da lui ideato (regia di C. Giovannesi, 2013, Istituto Luce Cinecittà); via Zoom per i soli soci S.P.I.
Invitato:
Dr. Daniel Friedmann, sociologo, docente c/o l’EHESS di Parigi, regista, cugino dell’ultima sopravvissuta del primo treno di deportate che, dalla Slovacchia, partì per Auschwitz. Proiezione del suo documentario: "La dernière femme du premier train" (Éditions Montparnasse 2015).
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