Gruppo di studio "Psicoanalisi e Psichiatria"

Storia del Gruppo e sue diramazioni

di Cosima de Giorgi (Referente del Gruppo dal 2020)

Il Gruppo Psicoanalisi-Psichiatria è nato intorno al 2007-08 su proposta di Marco La Scala. Fin da subito hanno aderito all’iniziativa numerosi psicoanalisti con incontri mensili con l’intenzione di aprire concretamente un dialogo, un confronto con la psichiatria, dialogo che era andato sempre più affievolendosi negli anni precedenti.   

Infatti, se fino a verso la  fine degli anni 90 del secolo scorso la psichiatria era stata immersa in un clima culturale intriso di psicoanalisi e si muoveva in stretto intreccio con questa tanto che per gli psichiatri intraprendere un’analisi sembrava rientrare nella loro formazione indipendentemente dalla scelta di esercitare la professione di psicoanalista, negli anni successivi si è assistito a importanti cambiamenti socioculturali che hanno portato anche a una diversa organizzazione dei Servizi Psichiatrici, come del resto di tutto il Sistema Sanitario Pubblico. Tali cambiamenti hanno determinato un progressivo allontanamento dal pensiero psicoanalitico che fino ad allora aveva fortemente improntato le prassi psichiatriche e questa nuova situazione ha favorito anche l’abbandono da parte di molti psicoanalisti (a parte rare eccezioni) dell’attività all’interno delle Istituzioni. Questo distacco da una matrice comune ha portato a una configurazione profondamente diversa dei loro rapporti: si è progressivamente instaurato un minore legame reciproco e una maggiore differenziazione di entrambe le aree, “tanto da rendere la soglia tra le due, psichiatria e psicoanalisi, quasi spopolata, almeno a livello dei servizi pubblici” (La Scala, 2012).

 “Ma questa disabitazione avrebbe potuto essere anche portatrice di una diversa, ma pur sempre ricca, potenzialità di questo territorio al limite. Si era passati da un sia…sia a un o…o nel campo dell’impegno professionale. La prima configurazione – sia psichiatria sia psicoanalisi – svelava una complessità sempre più difficile da sostenere. L’- o ….o – configurava una frontiera tra soggetti distinti nelle loro conoscenze e operatività che avrebbero potuto individuare un’area da mettere in comune per osservare uno stesso campo”(La scala 2012). 

 

L’uscita del DSM3,in Italia negli anni 80, è stata inizialmente accolta con diffidenza dalla Psichiatria, legata com’era al pensiero psicoanalitico e fenomenologico: scomparse le nevrosi, scomparso il significato del sintomo a favore della valutazione del comportamento, ma anche graduale e subdola “scomparsa” dei manuali di psicopatologia fenomenologica e psicoanalitica, la Psichiatria ha gradualmente spostato l’asse di osservazione e di interesse da ciò che il malato pensa a ciò che il malato fa, da ciò che il malato è capace di comprendere a ciò che il malato è suscettibile di commettere. Per questo motivo la nozione di disturbo, di rischio e di pericolosità hanno progressivamente soppiantato i tradizionali concetti di angoscia, di sofferenza psichica troppo vicini alla concezione tragica dell’uomo diviso e conflittuale, sostituendo al racconto l’informazione. Questa nuova psichiatria si è ritrovata sempre più “votata” all’unificazione e appiattimento del suo linguaggio, spinta ad approcci e percorsi terapeutici standardizzati, vincolata ai capitoli di spesa e alla produttività. E alla coppia psicopatologia-psicoterapia si è sostituita la coppia tassonomia-terapia (farmacologica e interventi educativo-riabilitativi in abito sociale).

 

Questi cambiamenti socioculturali hanno prodotto un allontanamento tra le due discipline e hanno sicuramente influito, come sostiene C. Chabert, sul funzionamento psichico e sulle forme in cui si manifesta la clinica attuale.

La clinica attuale: i disturbi narcisistico-identitari e il disturbo borderline con le più svariate manifestazioni sintomatologiche, hanno però posto nuovi quesiti sia alla psichiatria che alla psicoanalisi.

Il tema della patologia borderline era oggetto di studio al Centro Veneto, infatti nel 2006 l’Esecutivo M. La Scala e M.V. Costantini aveva organizzato il convegno “Identità di confine, Identità del confine” e, nel 2012, M. La Scala con la pubblicazione del libro “Spazi e Limiti Psichici”, Franco Angeli Editore, rivolto a psichiatri e psicologi clinici, ha approfondito dal punto di vista topico il funzionamento dei così detti “Stati limite”.

 

La psichiatria si è dovuta confrontare con l’inefficacia della terapia farmacologica, con la difficoltà di inserire questi pazienti in percorsi di cura prestabiliti, con l’inadeguatezza dei suoi atti terapeutici che finivano per moltiplicarsi piuttosto che risultare utili.

Gli psicoanalisti, con l’estensione della cura alle forme narcisistico- borderline e agli esordi psicotici (estensione che secondo C. Chabert è legata anche al fecondo scambio che c’era stato tra le due discipline – psicoanalisi-psichiatria – negli anni precedenti), si sono trovati di fronte all’atto, all’agito piuttosto che al fantasma, alla scissione piuttosto che alla rimozione, alla mancanza di pensieri piuttosto che ai pensieri rimossi che hanno messo in discussione la loro teorizzazione e richiesto un aggiustamento della tecnica della cura, una certa flessibilità degli assetti terapeutici e la messa in opera di interventi integrati con la psichiatria.  

Da queste riflessioni maturate all’interno del gruppo è emerso che la psicopatologia, con il suo essere concreto oggetto clinico, fatto incontrovertibile, potesse costituire un oggetto comune ad entrambi e che un dialogo potesse avvenire all’insegna di una condivisione di prospettive diverse, di vertici osservativi diversi, un luogo in cui far lavorare anche le differenze oltre che la comunanza e dove poter ritrovare il piacere del confronto e del dialogo. Si è ipotizzata quindi un’iniziativa nuova e diversa dai seminari che già il Centro Veneto offriva che avevano come oggetto la teoria e la conduzione della terapia psicoanalitica per psicoterapeuti.   

Si è pensato a un incontro il cui obiettivo avrebbe dovuto essere quello di restare sulla “soglia” con la psichiatria in quanto tale con la sua specifica esperienza, una forma di intervisione come l’ha chiamata Boccanegra. Un confronto anche alla luce dei compiti specifici che caratterizzano le due professioni; quello pesante della psichiatria che obbliga all’intervento in urgenza, alla necessità di seguire molti pazienti e alla sorveglianza della pericolosità sociale; e per gli psicoanalisti quello di attenersi ad applicare il metodo psicoanalitico.

 

A partire dal 2012 il gruppo si è fatto promotore e ha organizzato a cadenza annuale, un incontro con la psichiatria con l’intento di costruire nuove forme di collaborazione e scoprire come la loro interazione potesse dare vita a nuovi assetti istituzionali.

Questi seminari che abbiamo chiamato “Giornate di Studio – Psicoanalisi e Psichiatria: un confronto” sono stati organizzati spesso in collaborazione o con il patrocinio della Psive mettendo a confronto due relazioni sullo stesso tema svolte da uno psicoanalista della SPI e da uno psichiatra dei Servizi Psichiatrici Pubblici lasciando ampio spazio alla discussione tra relatori e partecipanti. Il pomeriggio è stato di solito dedicato alla discussione di un caso clinico.

I temi delle Giornate che si sono susseguite nel tempo rispecchiano e ripropongono lo spirito e gli intenti del Gruppo: esplorare e animare le aree di confine tra le due discipline e le articolazioni all’interno di ognuna di esse: per la psicoanalisi i rapporti e gli scambi tra le varie regioni intrapsichiche e il mondo esterno, per la psichiatria le articolazioni tra le diverse figure professionali all’interno della stessa equipe e tra le diverse strutture coinvolte nel processo di cura.

Temi ricorrenti sono stati infatti le patologie borderline e le crisi adolescenziali con le relative problematiche inerenti al “passaggio” tra le diverse istituzioni (Neuropsichiatria Infantile, Psichiatria Adulti e Servizi per le Dipendenze).

 

Riporto della relazione di Alberto Semi: Domanda, indicazioni di trattamento, sistemi diagnostici, presentata nella prima giornata del 14 gennaio 2012, piccoli stralci che testimoniano del clima in cui era stata immersa la psichiatria negli anni passati, dello spirito che ha animato il gruppo, del clima in cui si si sono svolte queste giornate e le domande che ne sono scaturite.

Con la presentazione di una storia clinica, Alberto Semi ci ha mostrato la complessità e i diversi livelli intrapsichici compreso l’Inconscio e la realtà esterna coinvolti nell’articolazione di questi tre fattori: Domanda, indicazioni di trattamento, sistemi diagnostici che orientano la decisione di prendere un paziente in analisi. Si trattava di una paziente “difficile”.

   “Innanzitutto lasciatemi dire quanto sono contento di questi incontri tra psichiatri e psicoanalisti. Lo sono…  per motivi personali, legati alla mia storia, ai dieci anni passati a lavorare nell’ambito della psichiatria pubblica, ai ricordi indelebili di questa esperienza, ricordi di persone (malati o operatori o colleghi) di situazioni cliniche, di avventure intellettuali, scientifiche e politiche che per me sono state assai importanti. E dunque sono anche uno psichiatra, anche se poi sono passato a lavorare nell’ambito privato e anche se sono diventato psicoanalista.

Ritrovarmi dunque qui è anche un invito a me stesso, alla rielaborazione, a quell’attività psichica solo parzialmente conscia che costituisce una prova di pazienza durante un trattamento ma che costituisce anche una fonte di aumento dello spessore di ciascuna esperienza ricordata, la quale assume significati simbolici più numerosi e collegamenti più vari – un’attività che in tal modo ricostruisce fili e trame all’interno di noi stessi.

 

Perché ho scelto questa situazione per parlarvene oggi? Come mi sarei comportato se anziché nel mio studio mi fossi trovato a lavorare in un ambulatorio pubblico? Quanto avrebbe influito sulla mia valutazione l’istituzione nella quale mi sarei trovato? Avrei potuto, ad esempio, pensare con maggior agio e magari con un certo sollievo ad un trattamento farmacologico, vista l’angoscia e la aggressività della paziente? Quanto avrebbe pesato il fatto di poter incontrare nei corridoi i colleghi neurologi e di dover rispondere ai loro interrogativi o, viceversa, di non poter rispondere loro? E quanto e come avrebbe pesato il fatto di dovere comunque “classificare” la paziente in una cartella clinica che deve rispondere anche ad una tassonomia largamente determinata da fini epidemiologici-statistici?

  E ancora ….domande che mi sono venute anche dalla riflessione sulla paziente: se non avesse avuto un’attività commerciale e il suggerimento del mio ex-paziente di rivolgersi ad un professionista privato, quale sarebbe potuto essere il suo destino? Durante l’analisi, questa paziente ha avuto momenti assai problematici, che l’hanno portata spesso al pronto soccorso. Soprattutto momenti in cui non riusciva in alcun modo a padroneggiare se stessa. Mi sono chiesto: se quella volta, invece che telefonare a me, quelle tre persone avessero chiesto una – assai logica – consulenza psichiatrica, all’atto delle crisi seguenti non sarebbe stata rivista e magari ricoverata in psichiatria? E, quando faceva delle scenate clamorose in casa, tanto clamorose da provocare l’arrivo dei vigili urbani chiamati dai vicini, non sarebbe stato interpellato lo psichiatra curante? Badate che non sto dicendo che una soluzione sia migliore o peggiore dell’altra, sto chiedendo viceversa quanto il caso possa deviare il corso della vita di una persona indirizzandola verso una strada anziché verso un’altra. E sto anche chiedendomi se, una volta infilata una strada, sia possibile cambiarla o quanto sia difficile farlo. Insomma sto chiedendomi e chiedendovi se noi psichiatri e psicoanalisti non ci troviamo a volte anche a dover riflettere su cose apparentemente non di nostra competenza, come il destino, il caso o la libertà o i diritti civili.

Sono grato a questa signora che m’ha spinto a ripensare su questi temi, perché allora anche i sistemi diagnostici – pur necessari – possono diventare di fatto, senza alcuna intenzione da parte nostra, delle reti senza smagliature né vie d’uscita. Se ci pensiamo, si tratta di sistemi di pensiero condiviso, coerenti, sufficientemente organizzati, che hanno una finalità anche pratica, quale ad esempio la comunicazione rapida tra colleghi. L’unica categoria che sfugge a questo sistema di pensiero è la salute, che resta per fortuna indefinibile, legata com’è alla possibilità di un individuo di esprimere quel qualcosa che lo possa far sentire davvero autorizzato a sentirsi il soggetto, il protagonista, della propria storia.” ( Semi A.A., 2012)

 

Sul nostro Sito si può consultare la pagina che raccoglie parte dei materiali prodotti negli anni da questo vivace gruppo di studio e dai gruppi che da esso sono nati.

Gruppi di Ricerca dell'area Psicoanalisi- Psichiatria

Gruppo istituzionale "Psicoanalisi & Psichiatria"

Il gruppo è interno al CVP.
Sul sito è presente una pagina dedicata con tutte le informazioni pratiche per contattarlo e la lista aggiornata dei convegni organizzati negli anni.

 

Dall’originario Gruppo Istituzionale Interno, a seguito degli scambi vivi e fecondi avvenuti nel corso di queste giornate sono originati gruppi di lavoro aperti che coinvolgono psicoanalisti del Centro, psichiatri, psicologi e assistenti sociali della Psichiatria e dei Servizi sul territorio.

 Ad ognuno di questi gruppi è dedicata una pagina con tutte le indicazioni utili per entrarvi in contatto e lo storico delle Conferenze organizzate.

Gruppo di studio "Intersezioni"
(2015- ad oggi)

La riflessione sui segnali emersi fin dalle prime Giornate di Studio “Psicoanalisi e Psichiatria” aveva confermato l’impressione iniziale che le esperienze di collaborazione, pur costituendo un terreno accidentato, contenessero un ricco potenziale non ancora riconosciuto, destinato a rimanere spesso inutilizzato o lasciato all’improvvisazione. La questione era interessante perché nelle situazioni cliniche considerate all’interno dei gruppi di intervisione, nei pomeriggi di quelle Giornate di Studio, si rendeva ripetutamente evidente come fossero proprio i pazienti a cercare di far parlare analisti e psichiatri, a partire dal far loro vivere inconsapevolmente, nella scena di incontro, quelle illusioni mancate, fratture, scissioni, contaminazioni e confusioni cui non sapevano dar voce.
È stato in seguito alla 3a e 4a giornata che, su iniziativa della dr.ssa Maria Pierri (allora segretario scientifico del CVP) e della dott.ssa Maria Grazia Capitanio, (prontamente condivisa da colleghi come Emanuele Prosepe, Giovanni Sinico, Maria Ceolin e Cosima De Giorgi), fu istituito un gruppo di studio “aperto”, la prima esperienza nel Centro.
Il Gruppo “Intersezioni” aveva l’obiettivo di sviluppare quelle potenzialità osservate nei gruppi clinici, abbandonando la modalità di lavoro usuale, di “intervisione” sul caso, per costruire e sperimentare una nuova forma di lavoro focalizzata appunto sull’ “intersezione” delle competenze e delle esperienze nella presa in carico di pazienti, sulle diverse scene di collaborazione/mancata collaborazione nel trattamento da essi sollecitati e sul loro significato.
La discussione sul caso può occupare anche diversi mesi, a seconda della richiesta dei curanti coinvolti e del progetto di studio teorico che si costruisce su di esso.

Dal primo incontro - all’inizio dell’estate 2015 - il Gruppo Intersezioni ha continuato ad incontrarsi mensilmente e ha organizzato il 10 novembre 2018 la 7a Giornata di Studio: Intersezioni fra Psicoanalisi e Psichiatria. Il Gruppo, che ha continuato mensilmente la sua attività in remoto in seguito alla pandemia, attualmente si riunisce in presenza ed è composto da 20 partecipanti: ha seguito e segue nel tempo la presa in carico e le vicende del trattamento di una decina di pazienti.

I soci del CVP e i colleghi esterni interessati a partecipare (psichiatri, neuropsichiatri, psicologi, psicoterapeuti, assistenti sociali ecc.) possono farne richiesta alla referente dott.ssa Giannamaria Grisolia.

Gruppo Incontro
(dal 2018- ad oggi)

Dal piacere condiviso nello scambio di esperienze e linguaggi diversi nel corso delle “Giornate Aperte” che si sono susseguite nel tempo, è nato nel 2018 un altro gruppo aperto che abbiamo chiamato “Gruppo Incontro”, in cui psicoanalisti del Centro, psichiatri e psicologi dei Servizi Psichiatrici e del Privato, si incontrano mensilmente per discutere di casi clinici approfondendo lo studio teorico che si costruisce intorno ad essi. Sono incontri nati dal desiderio di ampliare le proprie conoscenze cliniche -teoriche in cui lo scambio di punti di vista diversi spinge a investire e sviluppare il metodo osservativo che a sua volta interpella la teoria con arricchimento di entrambe le prospettive.

Dallo scoppio della pandemia il gruppo si incontra da remoto. I soci del CVP e i colleghi esterni interessati a partecipare possono farne richiesta alla referente dott.ssa Cosima De Giorgi.

Gruppo di studio "Ospitare per conoscere"
(dal 2020- ad oggi)

Gruppo "Ospitare per Conoscere nasce nel 2020, su iniziativa di M. La Scala.
Il gruppo è costituito solo da psicoanalisti e candidati del Centro Veneto allo scopo di organizzare una serie di incontri via zoom aperti al pubblico nei quali si pone come ospitante di altre realtà (della cura, sociali, culturali..) per farsi luogo in cui esperienze diverse possano conoscersi, confrontarsi, dialogare e possano avvenire collegamenti con e fra situazioni che hanno al loro centro la persona, la sua sofferenza ma anche le sue potenzialità, e il suo essere soggetto da salvaguardare e non appiattire in protocolli standardizzati.
In questo momento storico complicato e difficile in cui si assiste al moltiplicarsi di realtà, sia istituzionali che private, che hanno al centro il funzionamento psichico e psicocorporeo, ci sembra importante che venga facilitata la condivisione e lo scambio di informazioni e pensieri, da vertici osservativi diversi, rispetto a esperienze che troppo spesso rischiano di rimanere poco conosciute o esclusivo appannaggio di chi opera in specifici settori.

Cosima de Giorgi,  Padova

Centro Veneto di Psicoanalisi

cosima.degiorgi@gmail.com

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