Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana
di Sarantis Thanopulos
(Napoli) Psicoanalista Membro Ordinario con funzioni di Training della Società Psicoanalitica Italiana, Presidente della S.P.I.
All’inizio degli anni venti del secolo scorso, Freud passa dall’inconscio pilastro della prima topica all’ES pilastro della seconda. Nella prima topica l’inconscio è fatto di rappresentazioni ideative, l’affetto per definizione non può essere inconscio: può essere represso, trasformato nel contrario, essere oggetto una conversione isterica, può esitare in una psicosomatosi, ha aggiunto decenni dopo Joyce McDougall. Si rimuove non l’affetto, ma il legame con la rappresentazione ideica che effettivamente gli corrisponde. È questo il motivo per cui non possiamo affidarci ai nostri sentimenti per distinguere il vero dal falso in noi. Anche se, bisogna dire, una certa percezione dell’autenticità o meno di quel che sentiamo ce l’abbiamo.
Nel concetto dell’Es ciò che è messo in rilievo non è il pensiero inconscio come rappresentante della pulsione (il processo primario), ma la pulsione stessa. Che diventa la radice profonda ed estesa dell’Io nel suo insieme e al tempo stesso sembra acquisire una valenza affettiva. Non solo il pensiero, ma anche l’affetto alla sua radice sarebbe inconscio.
Ciò che la seconda topica rende più comprensibile rispetto alla prima, è la natura psicocorporea dell’essere umano. Freud nel Compendio afferma che “i processi primari presunti concomitanti di natura somatica costituiscono il vero e proprio psichico” (O.S.F., 11, 585). La frase di Freud è abbastanza oscura. Cosa intende per “natura somatica”? Non può intendere il corpo in quanto tale, cioè il corpo biologico. La sua frase in tal caso sarebbe un ossimoro. Intende, presumo, il corpo pulsionale verso cui il suo discorso tende potentemente anche se curiosamente lo elude anche. Perché, tutto sommato, resta sempre legato a puramente psichico (di ciò la sua descrizione del desiderio come movimento psichico ne L’interpretazione dei sogni è precoce testimonianza). La psiche nella sua concezione è l’apparato di produzione di significato, di rappresentazione ideativa-affettiva di sé e del mondo. Al tempo stesso l’essere umano è mosso dalla pulsione che ha la sua origine nelle eccitazioni corporee. L’Es è dunque un concetto che compone la pulsione con l’apparato psichico di rappresentazione, definisce il corpo pulsionale, un corpo psichico, una materia psicocorporea che tende verso il piacere sensuale e, al tempo stesso, verso il senso.
Green vede nella pulsione il motore della produzione di senso. Egli pensa, inoltre, che la pulsione inafferrabile sul piano della rappresentazione ideativa è, nondimeno, percepibile in modo elementare sul piano dell’affetto come presenza di una tensione vitale.[1] Questa tensione vitale sarebbe la forma matriciale della rappresentazione, la traccia dalla quale il senso sorge.
La nostra capacità di farci coinvolgere intensamente ed estesamente in ciò che esperiamo, di modo che possiamo accedere in modo profondo al senso del mondo, poggia su un substrato di sensazioni/tensioni piacevoli, il sentirsi vivi che è piacere di vivere. Queste sensazioni che creano il fondamento pulsionale della nostra soggettività e della nostra esistenza hanno due caratteristiche. La prima è la trasformazione: spariscono nell’assuefazione se sono monotone, ripetitive, devono per mantenersi vive coniugare armonicamente il sereno e il tumultuoso, l’accordo e il contrasto, essere in movimento. La seconda è una certa continuità: per il soggetto sorgente la discontinuità è la condizione del suo piacere; essa tuttavia perché sia gestibile e vivibile deve essere animata da dentro dal senso di un costante fluire continuo, non ripetitivo, ma persistente, dell’esperienza. Continuità-discontinuità, persistenza e trasformazione delle sensazioni, creano il nostro mondo psichico e il fatto che noi abbiamo qualcosa da dire.
Le esperienze sensuali che rappresentano il fondo della nostra esistenza hanno un andamento ondulatorio, ritmo, persistenza variabile ma significativa e una graduale dissoluzione nel piacere del vivere. Queste esperienze non sono somatiche né psichiche, ma entrambe le cose. Sono la meta della pulsione ma, al tempo stesso, dei suoi rappresentanti psichici che sono anche una sua diretta espressione. Né fanno parte l’affetto e anche la prima forma di pensiero.
Il primo pensiero è “direzione” di un movimento psicocorporeo trasformativo del soggetto che non non è ancora definita, è spinta “verso non dove”, è “gestualità” spontanea di uno stato sensuale/affettivo che intuisce ciò che è oltre l’esperienza effettivamente vissuta. In altre a parole il senso iniziale di noi e del mondo è in contatto con ciò che è oltre i nostri confini spaziali, ma anche oltre i confini temporali: ci proietta nel “dopo”. Il senso è presagio di un’estensione potenziale della nostra esperienza nel tempo, convocazione anticipatrice di ciò che potrebbe avvenire/ che avverrà nel nostro modo di esperire ogni cosa presente, che solo a posteriori ci rivelerà ciò che davvero è/ è stata. Il senso come prima forma di pensiero è conoscenza esperita, vissuta ma non concepita, significato senza significanti:
“Sorgente sempre dalla spinta pulsionale della nostra estroversione al mondo che ha indubbiamente un carattere sensuale, erotico, il senso ci emancipa dal funzionamento puramente biologico del nostro corpo e, piuttosto che rappresentare una dimensione esclusivamente “psichica”, ci costituisce come esseri psicocorporei. Alle sue radici ogni rappresentazione affettiva/mentale è tutt’uno con il processo sensomotorio a cui dà forma” (Congresso SPI, 2021).
La materia della vita è fatta di sensazioni e di pulsazioni. Questa materia respira in modo che è originale per ognuno di noi. Respiriamo con tutti i sensi, inclusa la propriocezione, e anche il pensiero più complesso conserva sempre dentro di sé la nostra percezione idiomatica del ritmo del mondo che vive nel nostro respiro.
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[1] A. Green, L’avvenire della psicoanalisi e la causalità psichica, Editori Laterza, Bari 1995.
Sarantis Thanopulos, Napoli
Centro Napoletano di Psicoanalisi
Presidente della Società Psicoanalitica Italiana
sarantis.thanopulos@gmail.com
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