L’altra locandina

IX Colloquio di Venezia - 7/8 Ottobre 2023

di Franca Munari

… basta evocare Pulcinella e le sue sfaccettature contradditorie, con la maschera nera dal naso aquilino, la carnagione spettrale, le deformità e la casacca bianca come un sudario, per accostarsi al tema del perturbante. Pulcinella è un simbolo della bisessualità dissimulata sotto il contrasto del bianco e del nero che evoca, attraverso la morte, la tendenza più primitiva di ogni pulsione, la sua estinzione.

(Bernard Chervet, 2023, Quando il lutto non elaborato dell’altro tormenta l’Io)

 

La villa di Zianigo, la casa di campagna dei Tiepolo, fu acquistata con i proventi del lavoro a Villa Valmarana di Giambattista e Giandomenico, dove il primo su suggerimento del committente decorò la Villa con temi epici, mentre Giandomenico, che lavorò soprattutto nella foresteria di dedicò a temi del quotidiano, i contadini o le passeggiate dei nobili. Su tutti domina, nella sala del Carnevale il misterioso Mondo Novo dove i personaggi in bautta o maschera, ripresi di spalle, seguono le immagini prodotte dalla Lanterna magica.

Giandomenico Tiepolo, Mondo Novo, Villa Valmarana, Vicenza
Giandomenico Tiepolo, Mondo Novo, Villa Valmarana, Vicenza

Molto più tardi Giandomenico riprenderà questo soggetto nella sua villa di campagna.

A Zianigo Giandomenico dedica anche una stanza ai Pulcinella, un vero e proprio camerino: forse la stanza più celebre dell’intero ciclo. Non si tratta di opere eseguite per uno specifico mecenate ma per il piacere dell’artista stesso e dei suoi congiunti nella dimensione privata della propria dimora.

 

 

La locandina

Il cielo dove dondola un pulcinella seduto su una corda in un sereno e giocoso equilibrio impossibile, non ha la dimensione dei cieli di Gianbattista, i cieli che aprono i soffitti dei grandi saloni, è un piccolo cielo di un camerino. I pulcinella sono quindi abbastanza vicini all’osservatore, quasi  realistici come presenze, ma catturati dalla dimensione fantastica, risulta difficile notare le inverosimiglianze di questo racconto … è bello godersi l’illusione dei pulcinella giocosi che dondolano in cielo. C’è una scala, quella che avrebbe permesso al pulcinella di installarsi sulla corda – ma si tratta di una scala troppo corta e di una corda che non avrebbe certo potuto reggerlo in equilibrio – per stare seduto su di essa come su un’altalena. Il suo peso – ma ha un peso Pulcinella? – l’avrebbe affossata, rendendo ancora più inverosimile e inutile il lavoro dell’altro pulcinella, quello appollaiato su un ramo sottile – anche lui non ha peso? – che lo dondola con la stessa corda.

Ma forse allora … si tratta proprio di fantasmi.

Quelli che abitano quel regno di mezzo, il regno della fantasia, quello che “presuppone, per affermarsi, che il suo contenuto sia esonerato dall’esame di realtà.”  (Freud 1919, 111).

Quelli che variamente sostengono i nostri percorsi di diniego, illusione, speranza.

 

Negli ultimi anni della sua vita Giandomenico è letteralmente ossessionato dalla figura di Pulcinella, che egli dipinge sulle pareti della sua casa e in decine di disegni poi raccolti in un album, Divertimento per li regazzi, oggi smembrato e disperso in collezioni pubbliche e private.

Raffigurazione, non solo della bisessualità, ma più in generale della duplicità, furbo e sciocco, triste e allegro. “Pulcinella non è un sostantivo, è un avverbio: egli non è un che, è soltanto un come.” (Agamben 2015, 53)

“Guarda bene la mia maschera: non vedi che non rido e non piango mai – o, piuttosto, tengo le due cose così strette insieme, che non è più possibile discernerle?” (ibid., 22) gli fa dire Giorgio Agamben nel suo saggio sull’opera di Giandomenico Tiepolo, Pulcinella ovvero Divertimento per li regazzi.

Due le caratteristiche dei Pulcinella di Giandomenico Tiepolo: sono spesso tanti, “una masnada” dice Agamben, alieni, fanno cose aliene. Sono buoni o cattivi, armati, l’uno contro l’altro, contro altri Pulcinella. Possono proteggersi o uccidersi fra di loro, indifferentemente. Prima morti e poi ancora vivi, uccisi ancora, contemporaneamente morti e vivi, come nel Pulcinella che guarda la sua tomba. Come in un film di fantascienza.

 

 

L’altra locandina

Giandomenico Tiepolo Il mondo novo (1791) Museo di Ca’ Rezzonico, Venezia
Giandomenico Tiepolo Il mondo novo (1791) Museo di Ca’ Rezzonico, Venezia

Siamo sempre nella villa di Zianigo dove Giandomenico ritornò su questo affresco così particolare iI Mondo Novo, concepito anni prima per Villa Valmarana, come abbiamo visto; un grande affresco di due metri per cinque che  raffigura una folla che si accalca, richiamata da un imbonitore attorno al casotto della lanterna magica, un cosmorama detto appunto Mondo Novo per le immagini di luoghi esotici che venivano mostrate al suo interno. Nell’affresco, Giandomenico opera un capovolgimento della concezione classica della rappresentazione: la scena non si mostra allo spettatore ma paradossalmente si nega al suo sguardo. Non stiamo infatti guardando un’immagine determinata, ma qualcuno che a sua volta guarda qualcos’altro. Gente che peraltro non vediamo: sono tutti di spalle – tranne un ragazzino con abiti bianchi rivolto verso l’osservatore e, di profilo, Giandomenico, il padre Giambattista e una giovane donna graziosa.

 

A questo gruppo di persone “normali”, fra la gente, all’estremità della scena Pulcinella partecipa; non è carnevale, non è una scena teatrale; astante, inquietantemente diverso, normalmente presente. Probabilmente invisibile, se non al pittore, perché nessuno di quelli che gli sono intorno gli fa caso. Un’allucinazione?

In questa scena, come anche in altre, l’inserimento di Pulcinella è assolutamente gratuito e non funzionale alla scena stessa. Un’ossessione questo tema, ma anche una sorta appunto di “allucinazione”. Una presenza ectopica da inserire in ogni contesto, da riproporre come testimonianza  di un altrove rispetto alla scena nella quale andava inopinatamente a collocarsi.

 

Giandomenico Tiepolo. Il mondo novo (particolare) 1791, Affresco, Venezia, Ca' Rezzonico
Giandomenico Tiepolo. Il mondo novo (particolare) 1791, Affresco, Venezia, Ca' Rezzonico

Ma con quale funzione? Forse, potrebbe trattarsi dello sguardo dell’autore che si pone materialmente all’interno della scena che dipinge, una sorta di firma.

‘Io c’ero, ero presente a quella scena, io Pulcinella? Io che ho guardato e ho inventato quella scena, lì c’ero.’

Una sorta di logo dalle implicazioni estremamente complesse. Tanto più in questo affresco dove Giandomenico, oltre al Pulcinella che abbiamo ipotizzato come suo alter ego, pone anche se stesso nei suoi riconoscibili sembianti.

Pulcinella è un doppio, come ben dice Agamben (2015), e per sua natura il doppio si declina indefinitamente.

 

“Stupore e melanconia sono due toni ontologici, due costanti spirituali, che possono incrociarsi e dispiegarsi paralleli, in fasi alterne della sensibilità moderna, assunti come vie per giungere all’invasamento o, più prosaicamente, all’ispirazione, veggenza o demenza: al presagio. … come uscire dal mondo pur restandovi? O con un’altra domanda: come riunire due mondi, mondo delle forme, mondo dei sentimenti?” (Guidieri 1992, 13)

Ma anche il mondo attuale e quello del passato, il mondo “reale” e quello della fantasia, il mondo dell’identità reale e quello delle altre identità possibili, quelle dell’illusione, del diniego e della speranza….

“Se Pulcinella è un doppio del soggetto, di una delle possibili forme del soggetto, la sua anima, la sua ombra, il suo fantasma, il suo sogno, un doppio identico, il suo riflesso, o il suo doppio complementare. Pulcinella è anche l’altro, gli altri di te, in te, Pulcinella è anche il doppio dell’oggetto.” (Munari 2023)

 

Guidieri si interroga in questo senso a proposito di altri Pulcinella, quelli “moderni” di Mimmo Paladino (1992), anche lui autore di 104 tavole di Pulcinella, un d’après del, a sua volta, al suo tempo, “moderno”, Giandomenico  Tiepolo.

 

Foto F. Munari, Opera di Mimmo Paladino
Foto F. Munari, Opera di Mimmo Paladino

La sua “doppiezza” è intrinseca alla sua forma, Pulcinella ha seni pronunciati, ventre grosso ed enormi natiche, il capo è tipicamente quello di un uomo al contrario della parte inferiore che sembra avere tutte le caratteristiche della fisicità di una donna. 

Bernard Chervet convoca Pulcinella nella sua discussione a proposito del lavoro di Lucio Russo, L’estranea familiarità del doppio, presentato nella giornata dedicata dal Centro napoletano di Psicoanalisi a “Le declinazioni del Perturbante”:

“La morte e il sesso riuniti, in senso  manifesto di Pulcinella Cornuto condividono la funzione di contrastare le attrazioni di un aldilà che tormenta gli esseri umani e si presenta sotto l’aspetto della semiologia del demoniaco, dell’ossessione, della possessione-depossessione, di coloro che sono una specie di “Hors-la”, deformi o dismorfofobici. È una semiologia ripresa nella letteratura fantastica dagli spettri, degli automi, dei morti viventi e più di recente dei robot e degli alieni: tutte figure che esprimono i desideri inconsci delle figure parentali le quali tormentano la vita dei loro discendenti.” (Chervet 2023)

Perché Pulcinella, con il suo bianco, opaco, informe, costume è una larva – nel senso latino del termine, per cui si credeva che il fantasma del morto potesse restare ad infestare il mondo dei vivi e a seviziarli.

Foto F. Munari, Opera di Mimmo Paladino

In questo senso Agamben paragona Pulcinella a ciò che i greci chiamavano kolossòs, un pupazzo di legno, di pietra, di argilla o di cera che sostituisce il cadavere mancante nei riti funebri e permette di ristabilire rapporti correnti fra il mondo dei vivi e quello dei morti.  (Vernant 1965)[1]

Pulcinella, il Pulcinella di Tiepolo, avrebbe una funzione anche protettiva perchè sarebbe in questo senso una truffa, un falso cadavere e un falso morto che si sostituisce a questi per ingannare la larva, il vero fantasma pericolosamente infestante…

 

 

 Bibliografia

Agamben G. (2015) Pulcinella ovvero Divertimento per li regazzi. Edizioni Nottetempo, Roma.

Chervet B. (2023) Quando il lutto non elaborato dell’altro tormenta l’Io. Colloquio italo-francese. Napoli, 10-11 giugno 2023, “Declinazioni del Perturbante”.

Freud S. (1919) Il perturbante. OSF 9

Guidieri R. (1992) Ritratto notturno dell’artista. In Paladino M. (1992) I 104 disegni di Pulcinella.  (a cura di) Bonuomo M., Fabbri Editori, Milano.

Munari F. (1996) Le Kolossòs. Forme du double et relation narcissique. Revue Française de Psychanalyse, LX, 1.

Munari F. (2023) Mimmo Paladino, Pulcinella. Sito del Centro Veneto di Psicoanalisi

Paladino M. (1992) I 104 disegni di Pulcinella.  (a cura di) Bonuomo M., Fabbri Editori, Milano

Vernant J.-P. (1965) Mito e pensiero presso i Greci. Einaudi Editore, Torino.

 

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[1] Su questo tema cfr. anche Munari F. (1996) Le Kolossòs. Forme du double et relation narcissique. Revue Française de Psychanalyse, LX, 1.

 

Franca Munari, Padova

Centro Veneto di Psicoanalisi

franca.munari.ls@gmail.com   

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