Surrealismo. L’arte che ha rivoluzionato l’arte.

Graphic biography

Recensione di Silvia Mondini

Surrealismo. L’arte che ha rivoluzionato l’arte. Graphic biography

Giovanni Marchese – Giuseppe Latanza.

Centauria Edizioni, 2021.

pp.104

“Gli stessi poeti amano ridurre la distanza che li separa dai comuni mortali,

e ci assicurano assai spesso che in ogni uomo è nascosto un poeta e che

l’ultimo poeta scomparirà solo con l’ultimo uomo”.

Freud, Il poeta e la fantasia (1907, p.375)

 

“Da quando le biblioteche e i musei non esistono più, la conservazione dei saperi è affidata alla tecnologia di computer quantistici”.

“A questo scopo sono stati realizzati padiglioni didattici visitati ogni anno da migliaia di persone.”

“Sono strutture capaci di riprodurre olograficamente scenari di qualsiasi branca dello scibile.

Nei padiglioni agiscono i simulacri, androidi che possono assumere l’identità di personaggi storici, artisti, scienziati e filosofi”.

“Sono programmati per operare sulla base di metodiche pedagogiche avanzate”.

Il corretto funzionamento delle strutture è affidato a personale tecnico qualificato

 

Inizia così, in un futuro senza opere e senza libri, la graphic biography a quattro mani che Giovanni Marchese e Giuseppe Latanza hanno dedicato al surrealismo sino a trattarlo come un soggetto, quasi, umano.

Un volumetto agile che si legge nel tempo di un intramontabile Topolino ma soprattutto un racconto di immagini e parole che getta uno sguardo al domani proprio nel momento in cui ritraccia una storia passata.  Un centinaio di pagine in tutto che ci immergono in contesti di narrazione diversi influenzandone la partecipazione emotiva con un attento uso del colore; vignette in parallelo che ci permettono di osservare l’organizzazione del sapere in un futuro forse non troppo lontano (toni acidi o polverosi), la visita di tre studenti al Padiglione Didattico delle Belle Arti, Sezione Movimento Surrealista (ampia gamma di colori dai forti contrasti), l’incontro dei tre giovani con l’elegantissimo avatar di André Breton – suo indiscusso fondatore –  e alcune “scene di vita artistica” in quella che fu la Parigi degli anni d’oro (colori accesi e molto saturi).

Nel periodo tra le due Guerre – Parigi – divenne tempio della ricerca del piacere e fucina di alcune rivoluzioni artistiche nate come reazione al massacro della Grande Guerra (dadaismo) o alla crescente insoddisfazione nei confronti della possibilità di rappresentare il reale (simbolismo, futurismo, cubismo). Di queste rivoluzioni senza le quali non avrebbe potuto esistere, il surrealismo, fu erede e continuatore. Nato come corrente letteraria si estese velocemente al campo delle arti figurative; i pittori Max Ernst, René Magritte, Salvador Dalì, il fotografo Man Ray e il regista Luis Bunuel, tanto per citare solo quelli presenti nella graphic biography, divennero così i principali esponenti di uno stile di pensiero che riassumeva in sé lo spirito dei tempi. Uno spirito in cui i tormenti della guerra e il crollo dei valori borghesi si mescolavano, sino ad amalgamarsene, con le forti turbolenze create dal diffondersi di nuove teorie sull’uomo (Freud) e il capitale (Marx). 

Confluenze complesse, dunque, che il volumetto riesce a veicolare in modo efficace, legando l’incisività della “nuvoletta” con una buona precisione storico-artistica (si veda a questo proposito la bibliografia a fine volume). Questo permette al lettore di ripercorrere la storia del movimento a partire dal suo enunciato principale, da quel desiderio, cioè, di “un futuro” in cui “lo stato di sogno e lo stato di realtà si risolveranno in una specie di realtà assoluta, di surrealtà” (p.12) grazie al ricorso ad alcuni particolari procedimenti che richiamano un metodo, quello freudiano, esplicitato in parallelo con telegrafica concisione: la forza evocativa di associazioni prima trascurate, l’onnipotenza dei sogni, la liquidazione dei meccanismi psichici coscienti, l’espressione del pensiero al di fuori di ogni estetica e morale, l’automatismo psichico e la scrittura automatica (p.12-13). 

 

Ma quel che conta, almeno a parere di chi scrive, è la capacità di rappresentare le innovazioni artistiche introdotte dal surrealismo insieme ai suoi limiti sul piano politico-sociale; a quei limiti insiti nell’aspirazione a “cambiare la vita” del singolo e “trasformare il mondo” (M. Nadeau, 1944, p.228) mettendo sempre in primo piano l’indipendenza e l’autonomia di un artista che mai avrebbe accettato ammonimenti, regole e censure.

“Quella surrealista fu una rivoluzione diversa e originale, poiché fu un cambiamento che ambiva a coinvolgere la collettività e allo stesso tempo mantenere autonomo ogni singolo individuo” (p.80).

E così – attraversando foreste e paludi sotto l’attenta supervisione dei tecnici del sapere – i tre studenti raggiungono il Bureau de Reserches Surréalistes; una sorta di “asilo romantico – come scrisse Luois Aragon nel 1924 – per le idee che rifiutano di essere inquadrate nelle opinioni correnti e per le rivolte soffocate” (p.50) ma anche la sede di quell’impegno politico che avrebbe voluto dare uno schiaffo alla cultura accademica e borghese esaltando un comportamento ispirato al solo principio di piacere (Freud, 1911). Una tentazione comune a tutta l’umanità – come ben testimoniano le culture primitive e le prime fasi di vita di ciascun individuo – in cui ciò che è pensato (desiderato) si realizza semplicemente in guisa allucinatoria proprio come accade nel sogno;  un’aspirazione eterna ben espressa dalle esortazioni sognanti veicolate dai papillons surréalistes – “Genitori, raccontate i vostri sogni ai vostri figli”, “Se amate l’amore, amate il surrealismo”,  – ma assai poco adatta ad incidere sulla realtà e le sue leggi; una spinta destinata a scontrarsi con l’ascesa del nazifascismo e la sua cultura dell’orrore ma che continua ad essere attiva  come testimoniato dalle importanti manifestazioni artistiche che, negli ultimi mesi, la sola città di Venezia ha dedicato al surrealismo: la 59. Biennale Arte “Il latte dei sogni”, le esposizioni “Surrealismo e magia. La modernità incantata” (Collezione Peggy Guggenheim dal 9 aprile al 26 settembre 2022) e “Lee Miller – Man Ray. Fashion – Love – War” (Palazzo Franchetti dal 5 novembre 2022 al 10 aprile 2023).

 

E mentre i programmatori del museo/i tecnici del sapere si domandano se quello che stanno testando con i tre studenti sia un programma ad immersione totale, il famoso “angelo sterminatore” che entra nella mente delle persone e ne assume completamente il controllo per un certo periodo, noi abbiamo modo di oscillare tra il sogno surrealista di allora e il sogno ipertecnologico del domani. E oscillando tra questi due sogni abbiamo modo di domandarci “se e come “ l’intersezione/sovrapposizione di più realtà – esterna, interna, virtuale, aumentata, immersiva – cambierà la percezione dei nostri spazi psichici e il nostro modo di teorizzarli.

 

Bibliografia

Aragon L. (1924). Une vague de rêves. Paris, Seghers, 2006.

Freud S. (1907). Il poeta e la fantasia. O.S.F., 5

Freud S. (1911). Due principi dell’accadere psichico. O.S.F., 6

Nadeau M. (1944). Storia del surrealismo. Bolsena (VT), Massari Editore, 2020.

Silvia Mondini, Padova

Centro Veneto di Psicoanalisi

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