Masochismo mortifero e masochismo custode della vita. di Benno Rosenberg

Approfondimento di Roberta Guarnieri e Mario Sancandi. 

Titolo: “Masochismo mortifero e masochismo custode della vita”

Autore: Benno Rosenberg

Anno pubblicazione: 1991 ( prima edizione italiana 2022)

Editore: Alpes

Numero Pagine: 149

Nella Prefazione che accompagna il testo di Masochismo mortifero e masochismo custode della vita, l’opera più conosciuta di Benno Rosenberg, Claude Le Guen accosta il lavoro di Rosenberg a quello di altri Autori che sono diventati, perlomeno nell’area della psicoanalisi francofona, ma non solo, dei punti di riferimento imprescindibili per la comprensione di dimensioni fondamentali del funzionamento psichico: Bouvet per relazioni oggettuali, Grunberger per il narcisismo. Sempre Le Guen conclude che, rispetto al masochismo, la monografia di Rosenberg «resterà a lungo IL riferimento» (C. Le Guen, 1991, p. 6). Il tempo trascorso dalla prima edizione del testo, pubblicato nel 1991 per le Monographies de psychanalyse della Revue française de psychanalyse, ha dimostrato che non si trattava di un’affermazione retorica.

Perché proporre, a più di trent’anni di distanza, la traduzione di un testo considerato “un classico”? Innanzitutto, perché l’argomento non invecchia: lo scandalo del masochismo – com’è possibile il piacere della sofferenza? –, il suo carattere apparentemente «incomprensibile», denunciato da Freud nell’incipit de Il problema economico del masochismo, con tutte le implicazioni, cliniche e teoriche, che si porta appresso, non cessa di interrogare chi si impegna nel campo della cura della psiche (psicoanalisti, psichiatri, psicoterapeuti…) e riflette attorno a essa.

È noto come la psicoanalisi sia nata dalla scelta di Freud di valorizzare un significato in ciò che veniva altrimenti liquidato come insensatezza o disfunzione: sintomi nevrotici, sogni, ma anche lapsus e psicopatologie della vita quotidiana. L’enigma di cui il masochismo è portatore pone, in maniera stringente, la necessità di risalire alle radici del funzionamento psichico, rendendo ineludibile il passaggio dalla psicologia della coscienza e del senso comune a una concezione metapsicologica dell’attività psichica. Il duplice valore della ricerca di Rosenberg, rispetto al suo oggetto e al modo di procedere, risponde a questo vincolo. Prima di dire qualcosa in più su questi aspetti possiamo anticipare che uno dei pregi non minori di quest’opera risiede nell’illustrazione che Rosenberg dà del movimento di andirivieni tra i livelli più astratti della riflessione metapsicologica e i fenomeni clinici, o della vita psichica in generale.

La monografia si compone di quattro capitoli e di un’introduzione, che contiene in realtà anche una riapertura, nella misura in cui l’Autore procede a tematizzare ciò che nella sua ricerca rimane di maggiormente problematico, per imbastirne delle soluzioni, come il rapporto tra il masochismo erogeno originario e il narcisismo primario, che vengono presentati da Freud, in momenti diversi, come altrettanti punti di partenza del divenire psichico, rimandando a differenti teorie pulsionali. La presa di posizione di Rosenberg è in favore del dualismo pulsioni di vita-pulsione di morte e del primato del masochismo, e pone l’esigenza di ripensare il narcisismo, anche il narcisismo primario, all’interno questa concezione. Molto interessante, in questo senso, è il confronto fra il pensiero di questo Autore e le soluzioni, parzialmente diverse, proposte da Andrè Green (cfr. A. Green, 1983). Lo stesso si può dire per la questione del «lavoro del negativo», che Rosenberg tocca nelle pagine finali del libro.

I quattro capitoli trattano, in successione: del masochismo morale, la forma di masochismo più manifestamente implicata nella cura analitica dei pazienti nevrotici, e che richiama l’interfaccia fra la dimensione nevrotica e quella perversa; del masochismo denominato «custode della vita» e di quello mortifero, confronto/approfondimento che costituisce il cuore del libro e che non a caso dà il titolo alla monografia; del lavoro della melanconia, inteso quale esemplificazione di come la dimensione masochistica dell’esistenza informi la clinica anche al di fuori delle problematiche masochistiche in senso stretto-fenomenologico; della pulsione di morte e dell’impasto pulsionale, con funzione di approfondimento della base pulsionale delle riflessioni precedenti.

Il secondo capitolo, si diceva, occupa in questa monografia una posizione centrale; è ad esso che dedicheremo una breve presentazione. Scrive Freud: «Nell’essere vivente (pluricellulare) la libido si imbatte nella pulsione di morte o di distruzione, che domina quest’organismo […] e cerca di disintegrarlo portando tutti i singoli organismi unicellulari [che lo compongono] allo stato di stabilità inorganica […]. La libido ha il compito di mettere questa pulsione distruttiva nell’impossibilità di nuocere, e assolve questo compito dirottando gran parte della pulsione distruttiva verso l’esterno […]. Un’altra parte, invece, non viene estroflessa, permane nell’organismo, e con l’aiuto dell’eccitamento sessuale concomitante [coeccitamento libidico] […] viene libidicamente legata. In questa parte dobbiamo riconoscere il masochismo originario, erogeno» (S. Freud, 1924, p. 10 sg., dei traduttori italiani di Freud la prima interpolazione tra parentesi quadre). Rosenberg può affermare, con ragione, che tutto ciò che ha da dire rispetto al masochismo non è che un lungo commento di questa citazione; con altrettanta ragione Le Guen può però osservare che si tratta di un commento «che arriva a scoprire ciò che Freud non sapeva di averci messo» (C. Le Guen, 1991, p. 4). Rosenberg giunge infatti a esplicitare in tutta la sua ampiezza il valore che il masochismo riveste per la vita psichica e finanche per la sopravvivenza organica, proponendo l’espressione di «masochismo custode della vita»: senza masochismo, vale a dire senza la possibilità di erotizzare il dispiacere, l’apparato psichico sarebbe governato da un principio di piacere puro, assoluto, quindi dalla ricerca della scarica immediata, secondo un funzionamento evacuativo che renderebbe impossibile ogni forma di lavoro psichico. La capacità di tollerare la sofferenza, anche quella di esistere, di pensare, di provare eccitamenti da legare in fantasie e di fantasmatizzare desideri che si scontreranno con le dilazioni, le interdizioni e le impossibilità imposte dalla realtà, è ciò che ci mantiene in vita e ci rende umani; ma la sofferenza stessa non potrebbe essere tollerata se non in ragione di una quota di investimento libidico di cui essa stessa diviene oggetto.

La ricognizione metapsicologica di Rosenberg arriva a individuare nel masochismo erogeno originario «il punto limite in cui le cose si annodano; […] il primo nodo psichico duraturo [che] si costituisce annodando la pulsione di vita e la pulsione di morte» (B. Rosenberg, 1991, p. 68); in questo punto limite originario, masochismo erogeno, impasto pulsionale e primi abbozzi dell’Io si implicano l’un l’altro e sono consustanziali. Ma, evidentemente, quello sul masochismo custode della vita non è un discorso che riguardi solo un remoto “lì e allora”, trattandosi di una dimensione che permea la vita psichica per intero e soggetta a perturbazioni. Ecco dunque la necessità di un concetto opposto-complementare: il masochismo mortifero. Rosenberg procede a dare di questo concetto diverse definizioni, vieppiù approfondite; questa è la prima: «Ci sembra che […] una prima definizione che potrà essere esplicitata nel prosieguo […] consista nell’affermare che il masochismo mortifero è un masochismo che riesce troppo bene. Questo significa che il soggetto investe masochisticamente tutta la sofferenza, tutto il dolore, tutto il territorio del dispiacere o quasi» (ibid., p. 73). Il masochismo mortifero deriva il suo nome dal fatto che, in linea di tendenza, può portare l’individuo alla morte per un eccesso di erotizzazione degli stimoli: lo spegnimento anoressico, nel quadro delle psicosi fredde, non deliranti, offre l’esempio più conclamato di questa tragica possibilità. Ancora, se da un lato l’Autore può affermare che «il masochismo soltanto offre al soggetto la possibilità di vivere sé stesso direttamente, senza mediazioni» (ibid., p. 64), e che esso è dunque il luogo in cui avviene, nei momenti di scacco, il ritrovamento di sé stessi; dall’altro, un eccesso di masochismo porta a distogliere progressivamente la libido dal mondo oggettuale, instaurando un funzionamento «centrato sull’eccitamento in sé, nei due sensi dell’espressione. Ma non c’è vita, e soprattutto non c’è vita psichica, senza oggetto» (ibid., p. 73). Rosenberg può dunque affermare, nelle conclusioni del capitolo, quanto segue: «[…] ritorniamo con un’impressione generale che a poco a poco è diventata una convinzione, e che ci ha guidati nel corso di questo lavoro: il masochismo è il miglior bastione contro la distruttività, e in primo luogo contro la distruttività interna, ma può anche diventare il suo strumento privilegiato» (ibid., p. 79).

Numerosi, in questo testo, sono i concetti che si candidano a prendere stabilmente posto nella mente del clinico, in quanto capaci di illuminare la comprensione dei fenomeni e dei processi che egli incontra nella sua attività di cura; ci limitiamo a menzionarne alcuni, come quando all’ingresso di un sito vengono segnalati su una mappa quelli che si presumono essere i principali “luoghi di interesse”: il concetto di autosadismo; il ruolo giocato dall’identificazione nel contesto di un livello preliminare di lavoro psichico, quando il lavoro del preconscio non risulta praticabile; l’investimento bipulsionale dell’oggetto e i suoi destini; le modalità dell’impasto/disimpasto pulsionale e le sue implicazioni per la strutturazione topica dell’apparato psichico e nelle patologie gravi o liminari.

Nel condurre la sua riflessione attraverso un reticolo di concetti tra loro interrelati, Rosenberg procede mantenendo il filo di un confronto, fitto e puntuale, con i testi freudiani, riservando particolare attenzione ai dettagli, agli scarti e alle aporie che risultano da una loro lettura approfondita. È anche per questa attitudine che, come ricorda la moglie, egli si era guadagnato nella sua Società il soprannome di «talmudista»: «Alla SPP si diceva di lui che era il talmudista della nostra Società, anche se non ha mai letto una sola pagina del Talmud. Ma è vero che è così che il Talmud interpreta il testo biblico, con l’idea che nessuna parola sia lì per caso» (H. Rosenberg, 2019, p. 17). Sembra importante sottolineare, in questo senso, che il riferimento a Freud, così presente nelle pagine di Rosenberg, non ha nulla della sterile ripetizione, esitando, al contrario, in risultati fortemente generativi. Lo stesso Le Guen, sempre nella sua Prefazione, che ha il pregio di mettere a fuoco con chiarezza le questioni cruciali, evidenzia del resto che «ben più che nel seguirlo alla lettera, la “fedeltà” a Freud consiste nel ritrovarne lo spirito» (C. Le Guen, 1991, p. 4); nel «ripartire dalle questioni rimaste in sospeso – per andare a sollevarne di nuove» (ibid., p. 5); e che un giusto sottotitolo per la monografia di Rosenberg sarebbe potuto essere: «Come affinarsi lo spirito per meglio riflettere da sé» (ibid., p. 4).

 Nel riattualizzare questo testo, facilitandone l’accesso al pubblico italiano attraverso la traduzione, l’auspicio è di offrire al lettore un felice esempio di ricerca psicoanalitica, che mediante un ritorno sulla «cosa» – la «cosa» masochistica, in questo caso – rilancia e vivifica la comprensione, preparando il terreno a rilanci ulteriori.

Bibliografia

 

Freud S. (1924), Il problema economico del masochismo, O.S.F. 10, Bollati Boringhieri, Torino, 1978.

Green A. (1983), Narcisismo di vita e narcisismo di morte, Borla, Roma, 1992.

Le Guen C. (1991), Prefazione, in B. Rosenberg, Masochismo di vita e masochismo di morte, Alpes Italia, Roma, 2022.

Rosenberg B. (1991), Masochismo di vita e masochismo di morte, Alpes Italia, Roma, 2022.

Rosenberg H. (2019), Quelques mots sur Benno par sa femme, in É. Chauvet (sous la dir. de), Benno Rosenberg, une passion pour les pulsions. Masochisme, angoisse, somatisation, Éditions in Press, Paris.

Roberta Guarnieri, Venezia

Centro Veneto di Psicoanalisi

rguarnieri.psicoanalista@gmail.com

 

Mario Sancandi, Padova

Psicologo-psicoterapeuta

mario.sancandi@gmail.com

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