Stanno Distruggendo Odessa!

di Vlasta Polojaz

The Wolf Man – Graphic Freud, written by Richard Appignanesi & illustrated by Harasymowicz
The Wolf Man – Graphic Freud, written by Richard Appignanesi & illustrated by Harasymowicz

Nell’estate 2018 decisi di tornare in Ucraina per visitare la Galizia e Leopoli, rivedere le bellezze artistiche di Kijev, ma soprattutto conoscere Odessa.

Alla domanda della mia guida Svetlana sulle mie eventuali preferenze – oltre ai punti che erano normalmente previsti nel solito “pacchetto” – menzionai il Museo ebraico. Mi disse che era privato, appartenente alla comunità ebraica, molto numerosa e influente nel passato. Ora si stava riprendendo con difficoltà. Il museo era piccolo, ben documentato e tenuto da residenti disponibili a offrire spiegazioni, il che venne confermato durante la mia visita.

Chiesi poi a Svetlana come poter trovare delle informazioni su una ricca famiglia che era vissuta in una dimora nella campagna intorno alla città verso la fine dell’800. Questo era pressoché impossibile, mi ripose, perché solo di recente hanno incominciato a costruire una specie di archivio, però delle dimore nobiliari di Odessa. Prima tutto questo era “altamente sconsigliato”, aggiunse con un sorriso. Scusandosi mi chiese poi la ragione di questo mio interesse. Non era solo il desiderio di salire la famosa gradinata, resa indimenticabile dal film La corrazzata Potemkin di Eisenstein, che mi aveva portato a Odessa, ammisi, ma questa città era collegata a uno dei famosi casi clinici di Freud, conosciuto come “l’uomo dei lupi”. “Ah, certo, Sergej Konstantinovič Pankejeff”, confermò la guida lasciandomi allibita. Mi spiegò che un anno prima fece da guida a un autobus di psicoanalisti tedeschi che cercavano di identificare la magione dove Pankejeff visse la sua infanzia. Furono ben determinati e servendosi di molti indizi, informazioni e carte geografiche ben dettagliate riuscirono a stabilire il luogo esatto dove si trovava l’imponente edificio, distrutto nel corso delle diverse guerre del secolo e incendi dei quali è stato oggetto e del quale rimane oggi solo una piccola parte annerita.

Svetlana mi mostrò le foto e mi confermò che c’erano solo miseri arbusti che vivacchiavano a ridosso dei ruderi. Del noce era scomparsa anche la memoria, pensai. Aggiunse che il viaggio per raggiungere il posto era disagevole e lungo, per cui me lo sconsigliava.

 “Però può vedere il loro palazzo di città,” propose, scoperto sempre grazie agli investigatori-psicoanalisti tedeschi. Fu così che potei sostare con grande commozione di fronte all’edificio che si vede nelle foto.

E’ ubicato in un viale che si trova in una parte centrale e tuttora residenziale della città. Le costruzioni risalgono alla fine ‘800-inizio ‘900, costruite nello stile zarista dell’epoca. La famiglia Pankejeff vi si trasferì definitivamente nel 1905.

Quando lo vidi, il palazzetto sembrava chiuso ed in attesa di nuovi proprietari. Probabilmente il modesto giardino che si trova nel retro era nel passato più esteso e vi si trovava anche un edificio per la carrozza e qualche cavallo.

 

 

Qualche spunto per non dimenticare.

In Russia la psicoanalisi è generalmente nota e diffusa; quasi tutti i miei scritti al pari di quelli di altri aderenti dell’analisi sono stati tradotti in russo. Ma non si è ancora giunti in Russia a una comprensione veramente approfondita delle teorie analitiche[…] Solo Odessa possiede nella persona di M. Wulff un analista istruito.” (Freud nel 1914).[1]

In effetti, M. Wulff aveva avuto un training psicoanalitico a Berlino con Karl Abraham. Era stato poi segretario scientifico e presidente della Società psicoanalitica russa. [2]

Forse Freud era anche incuriosito da Odessa per il fatto che sua madre, nata nella Galizia dell’est (oggi Ucraina), vi fosse vissuta ospite del fratello maggiore.

A Odessa si interessava di psicoanalisi il medico Leonid Drosnes. Egli tentò per un breve periodo e senza successo il trattamento di Sergej. L’indirizzò quindi a Freud, nel cui studio viennese il paziente approdò nel febbraio 1910 all’età di 23 anni. La malattia, insorta nell’adolescenza come una depressione causando notevoli limitazioni nella vita del giovane, l’aveva portato a consultare diversi psichiatri famosi. L’analisi non dette grandi risultati per qualche anno, per cui Freud decise, in modo inconsueto, di fissare la data di fine analisi a un anno di distanza. Ciò determinò una svolta importante, il paziente svelò il materiale utile a superare le inibizioni e guarire i sintomi. L’analisi si concluse a luglio del 1914, quindi qualche giorno prima dello scoppio della guerra mondiale. Sergej tornò a casa, si sposò e terminò gli studi universitari. Freud concluse che era guarito.

 

Con questo caso Freud intese dimostrare il peso che la nevrosi e la sessualità infantile hanno nella patologia dell’adulto nevrotico.[3] Egli si concentrò quindi sull’analisi del disturbo nevrotico comparso addirittura quindici anni prima mentre il piccolo Sergej viveva con la famiglia in una lussuosa dimora di campagna.

Il sogno dei lupi avvenne all’età di 4 anni nella seconda casa di campagna. Infatti, Sergej parla di due differenti dimore nei primi 4-5 anni di vita. Nel 1905 la famiglia si trasferì definitivamente a Odessa, dove l’anno successivo si suicidò il padre, seguito dalla sorella di Sergej nel 1908.[4]

Da quanto mi consta, è il primo caso clinico di Freud con una tale attenzione alle diverse dimore!

RIUSCIRA’ LA CASA DI ODESSA A SALVARSI?

 

NOTE

[1] Freud S. (1914) Per la storia del movimento psicoanalitico. OSF 7, Torino, Boringhieri, 1975, pag.406.

[2] Polojaz V. (2014) Agli albori della psicoanalisi infantile: il sole sorge a Est? Leo G. (a cura di) Vera Schmidt, scritti su psicoanalisi infantile ed educazione. Lecce, Edizioni Frenis Zero.

[3] Quinodoz J,M. (2005) Leggere Freud. Scoperta cronologica dell’opera di Freud. Borla, Roma

[4] Freud S. (1914) Dalla storia di una nevrosi infantile (Caso clinico dell’uomo dei lupi). OSF 7, Torino, Boringhieri, 1975.

 

 

Vlasta Polojaz, Padova e Trieste

Centro Veneto di Psicoanalisi

vlastapolojaz@gmail.com

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